La mia Commençal Uptown AL Signature

La Commencal Uptown singlespeed durante in giro in Valpolcevera
Commencal Uptown: una perfetta bici urban singlespeed

Era la fine del 2016 quando decisi di regalarmi una bici urban. In quel periodo lavoravo a Torino e trascorrevo parecchio tempo nel capoluogo piemontese. Avrei voluto una bici per gli spostamenti serali in città, per andare al lavoro, insomma, per quello che gli inglesi chiamano il commuting.
La Uptown nasceva come una “finta” singlespeed, una bici singlespeed con il trucco: un singolo pignone posteriore e un cambio interno al mozzo. Nove rapporti nascosti per una guida cittadina comoda ed adeguata per affrontare tutte le pendenze.
Ma il destino aveva previsto una serie di avvenimenti inattesi.

I due eventi gamechanger

La caduta

Il giorno dell’Epifania del 2017. Durante il primo trasferimento, in discesa, da casa al box dove tengo le biciclette, a causa dei pneumatici slick di serie di bassa qualità e, probabilmente, del blocco del freno anteriore, perdo improvvisamente l’equilibrio in una curva. Mi ritrovo a terra, lo sterzo completamente girato su se stesso, gli occhiali spaccati e il sopracciglio sinistro sanguinante. Risultato: 5 punti di sutura al Pronto Soccorso.
Ovviamente non stavo portando il casco, per un breve trasferimento di un paio di chilometri…
Il rapporto con la Uptown nasce sotto una cattiva stella. Perdo la fiducia nel guidarla.

Il cambio nel mozzo

Decido di cambiare gli pneumatici. Non è semplicissimo trovare dei pneumatici 29″, semi slick, larghi, adatti ad una bici urban. Alla fine trovo i Maxxis Torch, derivati dalla BMX, consigliati per uso urban. Mi aspetto un grip adeguato ed un buon comfort.
Quando mi appresto a sostituire il posteriore, devo prima scollegare il cambio al mozzo. Ho fretta, voglio provare la bici, non leggo le istruzioni e procedo d’istinto. Il classico rumore di una molla che si sgancia, provo a ripetere l’operazione inversa. Non funziona.
Il bello di avere un componente esclusivo è che nessuno lo sa riparare. Interpello qualche negozio, ma nessuno sa dove mettere le mani. Ho pronta la scusa per passare definitivamente il guado. Se deve essere singlespeed, che sia una bici singlespeed per davvero!

Evoluzione di una bici singlespeed

Per prima cosa cerco di venire a capo del malfunzionamento dei freni Formula C1. L’anteriore continua a fare le bizze.
Grazie al negozio Capello Cycling di Moncalieri, ottengo che venga richiamato e revisionato: l’azienda produttrice ha riconosciuto i problemi costruttivi di questa serie Made in China.
Nonostante la revisione, il feeling di questi freni continua a non piacermi: poca modulabilità e poca possibilità di regolazioni. Decido di montare i miei Hope Tech a due pistoncini (smontati dalla mountain bike front): affidabili, costanti e facili da spurgare.
Arriva finalmente il momento di comprare un mozzo Hope Pro 4 per BMX/trial, in grado di accogliere il perno da 10 mm e di essere trasformato in singlespeed. Costruisco una nuova ruota, mantenendo il vecchio cerchio. Smonto il comando del cambio, non più necessario.
Non volendo esagerare nello sviluppo del rapporto, conservo la guarnitura da 38 denti. Con il pignone da 18 denti al posteriore, fa uno sviluppo metrico di oltre 4,8 m. per ogni giro di pedivella.
Non sarà la cifra monstre delle fixed da pista, ma per essere una bici per utilizzo urbano, può bastare.
Finalmente, dopo mesi di sosta forzata nel box, la bici è di nuovo in grado di girare.

L’uso della bici singlespeed

L’uso “torinese” della Commençal Uptown si limitò a poche uscite. Tra impegni vari ed uscite con la bici da corsa tradizionale, a fine 2018 cambio lavoro e città.
Il mio periodo di permanenza tra le colline toscane, a cavallo tra la provincia di Firenze e quella di Pistoia, poco si addiceva all’uso di una bici singlespeed, anche perché in realtà non ne avevo ancora esplorato per davvero le potenzialità.
L’oggetto quasi misterioso rimaneva nel box, temporaneamente destinato più alla polvere del tempo che a quella delle strade. Pronta a puntino, ma ferma. Un esercizio di stile e poco più.

Una nuova prospettiva

Finché, in questo pazzo periodo di epidemia, trovo il tempo per salire di nuovo sulla Uptown, facendo qualche breve allenamento in piano, pedalando sulla ciclabile della Riviera dei Fiori, provando infine alcune salite.
Finalmente, complice il buon allenamento di quest’anno, mi sento pronto al salto di qualità. Cosi, sulla prima sfida vera, il Passo dei Giovi, faccio il mio tempo migliore di sempre. Poi la salita di Sant’Olcese, affrontata d’istinto una sera, senza pensarci troppo. E la condizione fisica, dopo queste uscite ne trae giovamento evidente.
Così un giorno trovo il coraggio di fare un giro vero: 75 km. con un unico rapporto. Scopro un nuovo mondo.
Ma questo ve lo racconterò nel prossimo post.

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