Colle del Nivolet

Colle del Nivolet
Il Colle del Nivolet – qualche chilo fa…

La classifica delle strade più alte d’Europa è un particolare elenco con caratteristiche di elevata incertezza. Vi partecipano strade asfaltate e non, valichi e non, strade a vicolo cieco e non, strade aperte al pubblico e non. In questa confusione di definizioni, c’è anche chi ha allungato la strada oltre il passo naturale per figurare al primo posto.
Qualunque sia la posizione che il Colle del Nivolet occupa in questa graduatoria, con i suoi 2.612 m. di altitudine, la sua salita è un’impresa di tutto rispetto e rappresenta (nel momento in cui scrivo questo post) il punto più alto dove mi abbia mai portato la mia Pro-lite Galileo. Da queste parole potete capire che ancora devo organizzare la trasferta allo Stelvio. Sempre meglio tenere qualche desiderio nel cassetto…

La salita al Colle del Nivolet

La salita al Colle del Nivolet sembra non iniziare mai, o meglio, non è facile definire dove partire per affrontarla. Anche perché, non essendo possibile scendere su un versante opposto a quello dal quale si è saliti, non esiste una località strategica da cui far originare il classico giro ad anello, amato da tanti ciclisti.
La maggioranza la affronta partendo da Locana, paese posto a 612 m.. Anche le altimetrie che si possono trovare su internet, rappresentano la salita da quel punto di partenza.
Io decisi di partire da Pont Canavese, dove ha inizio la Valle Orco, che termina in cima al colle. Sono 151 m. di dislivello e 11 km. in più rispetto alla partenza più tradizionale. Però potrò vantarmi di aver fatto due imprese in una: salire il Nivolet e la Valle Orco insieme. Probabilmente un record da guinness…
Il meteo non è quella limpida giornata di sole che tutti vorremmo per salire in montagna, ma non mi tradirà durante tutto il percorso.

Prima parte: Ceresole Reale

I primi tratti che si percorrono a fondovalle permettono di scaldarsi. La vetta rimane nascosta e si avanza senza grandi difficoltà per diversi chilometri. Questi tratti sono i peggiori per la scelta del rapporto da spingere: troppo duro, si accumula acido lattico inutilmente, troppo morbido, si imballano le gambe.
Qualche piccolo cartello, che fa capolino tra le rocce, ci ricorda che stiamo entrando nel Parco Naturale del Gran Paradiso.
Ad un certo punto la strada si impenna: qualche tornante al 15% per completare il riscaldamento e cominciare a fare sul serio.
La grande incognita del primo tratto è costituita dalla galleria di Ceresole. Ho letto che è possibile evitarla, percorrendo una vecchia strada e rientrando poi in galleria verso la fine. Nell’incertezza, decido di passarci dentro. E’ lunga e ripida. All’altezza di una apertura laterale, la strada percorre una piccola esse e si impenna.
L’anno successivo, nel 2019, il Giro d’Italia passerà su queste strade e verrà asfaltata una strada alternativa alla galleria, ben più accessibile di quella percorribile fino ad allora.
Uscito dalla galleria, il paesaggio che ti trovi di fronte a Ceresole Reale (vecchia riserva di caccia dei Savoia) è bellissimo ed inatteso: un bel lago artificiale affollato di windsurf ed un lungolago che ristora le gambe dopo 30 km. di salita.

Seconda parte: in vetta al Nivolet

Un tratto in piano, mentre la strada si addentra nella montagna. I prati ospitano alcune malghe. Si prepara il cambio di versante. Un tornante a destra, la salita ricomincia decisa. Mancano ancora diversi chilometri.
La seconda parte della salita al Colle del Nivolet è caratterizzata dai due laghi artificiali di Serrù e Agnel. Arrivando al primo, pedali prima in faccia e poi a fianco alla grande opera di cemento armato e, nel superarla, accuso i primi segnali di stanchezza vera.
Al lago di Agnel si arriva percorrendo un breve tratto in discesa e la sua stretta diga è affiancata alla strada: vi consiglio di fermarvi sul ponte e godervi lo spettacolo della gola rocciosa a valle. La corona di montagne intorno al lago incanta.
Supero un ciclista, straniero, che si è fermato a rifocillarsi all’auto che lo accompagna.
“E’ cotto”, penso. Mi ricredo, quando mi supera frullando un bel rapporto agile. Lo lascio andare, mentre martello, lungo i tornanti, il mio 34×26 che non vuole girare: intanto fare la salita a tappe, con auto al seguito, non vale per l’omologazione ufficiale. Si fermerà ancora, per superarmi un’altra volta. Lo lascio fare…
Arrivo al cartello del 2.612 m. stringendo i denti, gli ultimi 4/5 km. contando le pedalate, per annientare le reazioni del cervello al dolore e distrarlo dal pensiero di mollare.

Ristoro e discesa dal Colle del Nivolet

Bisogna scendere qualche centinaio di metri oltre il valico e perdere 78 m. di dislivello per raggiungere il Rifugio Savoia; decido di farlo e rifocillarmi in questo rustico rifugio alpino.
La strada asfaltata finisce. Da Valsavaranche si arriva solo a piedi o in mountain bike, tramite sentieri. Sicuramente vale una gita anche la salita dal versante valdostano.
La discesa è lunga quanto la salita: 52 km. di cui gli ultimi 10 pedalati su falso piano contro vento: la bici non ti risparmia mai. Conserva sempre qualche energia! Per qualche misterioso fenomeno fisico, le ruote non girano mai da sole, neanche in discesa!

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