Sanremo: la città dei fiori, del Festival, del Premio Tenco, del Casinò, del clima sempre mite. La città dove i professionisti del ciclismo aprono la stagione delle gare, sul famoso traguardo di Via Roma. Io, invece, faccio questo giro da Genova a Sanremo in single speed a fine settembre, quando la stagione ciclistica sta per finire. Non solo quella dei professionisti. Per quel che mi riguarda, la stagione dei giri più lunghi ed impegnativi, delle tante ore passate a pedalare sull’asfalto, è agli sgoccioli.
Con l’arrivo dell’autunno ed il primo freddo, le uscite si accorciano. E torna la voglia di infilarsi nei boschi, per ripararsi dalla tramontana che soffia gelida, sempre dannatamente in faccia.
Quest’anno, però, l’estate fatica a finire. In verità, alla partenza, un po’ prima delle otto, la temperatura è fresca. Ci penserà il vento, che si alza nel corso delle prime ore del giorno e che soffierà fino a sera, a spazzare via l’intimidatoria coltre di nuvole nere, trasformando questo mercoledì di fine settembre in un giorno di luglio: cielo azzurro intenso, maniche corte, abbronzatura a strisce e tanta sete.
Questo giro da Genova a Sanremo in single speed sarà non solo il più lungo mai fatto con la mia Commencal Uptown, ma anche la mia prima esperienza in treno con la bici.
Il rientro in treno
Parto dalla fine. Dal viaggio in treno che mi riporterà a Genova.
Il servizio di trasporto biciclette è fruibile su pochi treni della rete nazionale, di fatto solo su alcuni Intercity che hanno disponibile una carrozza apposita. Sui treni regionali, scorrendo gli orari, la disponibilità di tale vagone attrezzato, e quindi la possibilità di trasportare con sé la bici, è più teorica che reale. A meno che non si consideri realmente praticabile il trasporto di una bicicletta in una sacca di dimensioni 120X80X45 cm. In tale bizzarra modalità, pensata per chi fa un viaggio portando con sé la bicicletta, ma non per chi viaggia in bicicletta, il trasporto è gratuito.
Vale la pena segnalare che il costo del trasporto della bicicletta montata è contenuto: solo 3,50 €.
Fatte queste premesse, l’esperienza di viaggio è stata piacevole. L’area dedicata alle biciclette è limitata, ma ben realizzata. Le biciclette si agganciano in piedi ad una rastrelliera e sono ben assicurate.
Sui treni Intercity è obbligatoria la prenotazione del posto a sedere e quello assegnatomi si trova in una carrozza diversa da quella della bici, motivo per cui mi sono portato dietro una catena per legare la bicicletta alla rastrelliera.
La capotreno è stata molto gentile e, dopo avermi controllato il biglietto, mi ha proposto di spostarmi vicino alla bicicletta, in un posto per accompagnatori di disabili che non risultava prenotato.
Il treno impiega qualche minuto in più dell’ora e 48 minuti prevista per arrivare a Genova Principe. Nulla di grave. Dopo il giro a Sanremo in single speed, arrotondo i chilometri di giornata con una pedalata fino a casa.
Sanremo in single speed: i capi
Ci sono due difficoltà nel programma di oggi: la distanza ed i capi. Il tutto accompagnato ed arricchito dall’incognita di farlo pedalando solo un rapporto, il 38X18, per tutto il giorno. Pianura, discese e salite.
In alcuni momenti, fatte le debite differenze di lunghezza e velocità, ho intuito cosa affrontino i professionisti durante la Classica di Primavera.
Con tanti chilometri sulle gambe, anche la minima asperità può costituire un ostacolo impegnativo da superare ed un serio rischio di compromettere le speranze di vittoria. L’imprevisto e l’imboscata sono sempre dietro l’angolo.
Le salite in sé sono poca cosa: 870 metri di dislivello in 145 km. raccontano di una altimetria agevole.
Così, nonostante i timori iniziali, la Colletta, i Piani di Invrea, Punta Predani passano senza difficoltà.
Intanto il cielo, dopo aver fatto cadere poche impertinenti gocce di pioggia a Savona, lentamente si apre.
L’accoppiata Capo Mele, Capo Mimosa può costituire il primo vero impegno altimetrico della pedalata, ma decido di mangiare ad Andora, tra le due salite. Non per forza una scelta ponderata affrontare Capo Mimosa con il toast ancora in gola.
Capo Berta
Eccola la salita! Lasciato il bel golfo di Diano Marina, la strada piega a destra ed affronta una rampa al 9%. Ma non è una rampa, altrimenti la salita cesserebbe. No, è solo l’inizio.
Il numero di pedalate al minuto continua a calare. Dovrei stare in piedi per spingere tutto il peso del corpo sui pedali, ma non ci riesco. Il battito cardiaco è fuori giri. Come un fiume carsico, la stanchezza viene fuori all’improvviso, i suoi flutti mi inondano il corpo. Ho bisogno di appoggiare il sedere sul sellino. Lo sforzo per spingere il rapporto è a mala pena sopportabile. C’è traffico. Non riesco a sfruttare la strada per fare qualche zig-zag e ridurre la pendenza. Procedo dritto. In piedi. Seduto. In piedi. Seduto. Respiro i gas di scarico dei furgoni che passano. Passano anche i 1.800 metri della salita, quando stavo cominciando a pensare di non farcela.
Arrivo a Sanremo in single speed
Imperia è sempre la solita città congestionata dal traffico. Quando raggiungo il nuovo tratto della ciclabile, non ho dubbi. Abbandono la trafficata Aurelia e imbocco la ciclabile. Un nuovo tratto di alcuni km (in fase ancora di completamento) che collega il capoluogo a San Lorenzo al Mare.
Da San Lorenzo i 23 km. che portano a Sanremo sono un fresco ricordo della pedalata dell’anno scorso. Mi accorgo che questa sarà in realtà la seconda volta che arriverò a Sanremo in single speed…
Il caldo fa detestare l’abbandono in cui versano le fontane lungo il percorso. E’ chiaramente una scelta a favore dei punti ristoro, ma appare decisamente poco in linea con la vocazione ecosostenibile del percorso.
Arrivo a Sanremo dopo poco più di sei ore di pedalata, contento di non aver avuto nessun problema od imprevisto meccanico.
Il tempo di un gelato, una passeggiata in centro e poi passo il tempo davanti al mare, le sue onde, il suo fragore, il suo perenne movimento, il tema dominante di questa giornata sui pedali.