Giallo su Giallo di Gianni Mura

Giallo su Giallo di Gianni Mura

Non è facile recensire un libro di Gianni Mura. Il grande giornalista sportivo, amante di calcio e di ciclismo, di cucina e di libri gialli, mancato da poco più di anno.
Non è facile perché il libro in questione, romanzo d’esordio datato 2007, ha vinto il Premio Grinzane-Cesare Pavese per la letteratura: un’emanazione del Premio Grinzane Cavour, chiuso insieme al suo “genitore” a partire dal 2009.
Il libro narra una storia di omicidi all’ombra del Tour de France del 2005.
Il titolo “Giallo su Giallo” non lo trovo entusiasmante. Volendo mantenere il gioco di parole (esercizio razional-letterario caro all’autore) avrei trovato più esplicativo e centrato il titolo “Giallo nel Giallo”.
Diciamo subito che l’aspetto più debole del libro è proprio la sua trama poliziesca. D’altronde lo stesso protagonista ed autore sembra saperlo, quando afferma “Non sono Scerbanenco, né Biondillo, né Lucarelli…”

La costruzione narrativa

La storia si svolge al Tour ed ha due protagonisti principali: il giornalista “suiveur”, al Tour da decenni per raccontare le gesta dei campioni del pedale e il commissario Magrite, palese e dichiarato connubio tra il commissario Maigret e il pittore Magritte. Personalità diverse, il giornalista ed il commissario, ma accomunate dalla passione per la letteratura, il buon cibo e il vizio del fumo.
Il libro ha tanti capitoli quante sono le giornate del Tour de France (giorni di riposo inclusi). Ogni capitolo al suo interno presenta un’alternanza tra sviluppo della storia e cronaca sportiva. E’ cosa dichiarata che il racconto ciclistico sia frutto del materiale scritto da Mura per “La Repubblica” quell’anno e riadattato per il libro. Le due parti adottano due stili diversi. All’inizio, il racconto giallo appare stranamente più realistico, mentre la vicenda ciclistica assume un sapore grottesco. Sarà forse a causa dei nomi di fantasia dati ai ciclisti.
Questa alternanza, ricorrente ed immutata, imbriglia il racconto. Mentre ci aspetteremmo nuovi inattesi misteri e brividi freddi lungo la schiena, questa prevedibilità dell’incedere nuoce al giallo.
E’ probabile che Mura pensasse di agevolare la costruzione della storia del suo romanzo, sfruttando la struttura della corsa a tappe più famosa del mondo, giocando quindi su un terreno a lui noto e congeniale, dandosi un canovaccio su cui inserire la storia. In realtà ha finito per ingaggiare un continuo confronto tra il giallista e il giornalista, con un esito purtroppo scontato.

Nostalgia del ciclismo che fu

Come un ciclista che rimane coperto nella pancia del gruppo fino al momento in cui sferra l’attacco e raccogliere le attenzioni degli spettatori durante la sua fuga, anche la cronaca dal Tour cresce d’intensità, dando spazio al colore, ad episodi della storia del ciclismo, ai racconti del passato.
Emerge in maniera chiara la passione per un ciclismo che fu, più spontaneo, meno prevedibile, che dava spazio alle storie degli uomini. Che nel ciclismo cercavano il riscatto di una vita e talvolta, come per Ocaña, non lo trovavano. Campioni capaci di suscitare emozioni. Con le loro vittorie e con le loro sconfitte.

Conclusioni

Volendo esprimere un giudizio netto su Giallo su Giallo, sono dell’idea che sia un libro che valga la pena leggere. Forse anche rileggere, per seguire ed approfondire le tante citazioni culturali (letterarie e musicali) in esso contenute. Gustare le suggestioni culinarie che altrimenti si rischia di annusare soltanto, se si è solo alla ricerca dell’assassino. Immergersi nello sconfinato amore per la Francia e la sua cultura che nutriva Gianni Mura.
Se cercate un giallo, rivolgetevi altrove, ma se invece quello che cercate è un “affrescone” sul ciclismo, questo libro fa per voi.
Vi mostrerà il mondo delle corse dalla parte di chi lo racconta per mestiere, del suiveur che il mondo del pedale lo conosce bene, anche se quasi mai in sella.


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