Tra lock down attesi, regioni che cambiano colore di continuo, governi che si avvicendano complicando sempre più la vita ai cittadini, pedalare sembra rimasta l’unica attività ricreativa concessa.
La primavera non è ancora arrivata ufficialmente, ma facendo capolino con qualche bella giornata di sole, stimola la fantasia e il desiderio di stare all’aria aperta. Soprattutto se ti entra dalla finestra dell’ufficio.
Così un giovedì prendo ferie e decido di andare in esplorazione e compiere il mio giro gravel dal Lago della Busalletta a Borlasca e ritorno. Ovviamente il giorno scelto il meteo non è dei migliori, ma questa è una costante di quando faccio un giorno di ferie durante la settimana. Addirittura in città, qualche ora dopo la mia partenza, cadrà anche la neve, o meglio il graupel. E siamo a marzo, ricordo ai disattenti.
La scelta dell’abbigliamento
Scegliere l’abbigliamento, in inverno, per un giro gravel nell’entroterra non è semplice. Rischi sempre di sbagliare in eccesso o in difetto.
Devi mettere in conto che la temperatura, allontanandosi dalla costa, scende di qualche grado, che nell’Oltregiogo i venti che giocano con le montagne spesso portano le nuvole con sé e che le discese (di solito su asfalto con la gravel) ti ghiacciano il sudore accumulato in salita.
Così, per il mio giro gravel per il Lago della Busalletta e Borlasca, indosso la divisa invernale con intimo termico leggero a maniche lunghe, maglia e giacca in softshell. Pantaloni lunghi invernali, doppie calze e sotto-guanto in tasca in caso di necessità.
Lungo la salita dei Giovi esce il sole, il cielo si apre per qualche minuto e comincio a pensare di aver esagerato con gli strati.
Il Lago della Busalletta
Terminata la discesa del Passo dei Giovi, quasi in fondo all’abitato di Busalla, si prende sulla sinistra Via Martiri di Voltaggio. Nessuna indicazione per il Lago della Busalletta, ma un cartello per “Chiappari”, la località che si trova sulla sponda del lago stesso.
L’attacco è ripido. Cerco un sentiero che so essere l’alternativa all’asfalto, ma dopo un breve tratto sono di nuovo sull’asfalto. Proseguo pedalando senza più cercare varianti, mentre la pendenza cala.
E’ incredibile come delle località che frequenti da anni, cambino aspetto quando le vedi da una prospettiva leggermente diversa, che era lì da sempre. E’ il piacere di esplorare i tuoi territori e sentirli ancora più tuoi.
Con la bici da corsa va più diretto, obiettivo nel mirino, seguendo le strade principali. Con la gravel divaghi, perlustri strade secondarie, non curante dei cartelli di “strada senza sbocco”.
Dopo poco il lago appare sulla sinistra e in breve si è a Chiappari.
Verso Costa Lazzari
Per prendere il sentiero che ci porterà a Costa Lazzari e poi a Fraconalto non si deve scendere fino in fondo al villaggio, ma, all’inizio del paese si prende a destra una strada sterrata in salita decisa, contrassegnata da un cartello di divieto di accesso – ai mezzi a motore.
Per alcune centinaia di metri la strada rimane come vorresti che fosse un percorso gravel: larga, ghiaiosa, compatta e poco ripida. Poi si entra nel bosco, la strada si stringe, spiana e diventa un sentiero. In verità senza particolari difficoltà, se non fosse per il fango che è abbastanza diffuso. Inoltre, per agevolare il passaggio a piedi nelle fangaie più estese sono stati posati per terra diversi pezzi di legno che, al contrario, costituiscono un intralcio al passaggio delle biciclette.
Dopo poco mi raggiunge un ragazzo con la mountain bike che, dopo alcune mie domande sui luoghi e i bivi, si offre di accompagnarmi a Fraconalto, suo giro di boa del giro del giorno.
A Costa Lazzari si torna su asfalto che si percorre in salita fino all’altezza dell’Agriturismo La Sereta, dove si prende la strada cementata a destra.
Verso Fraconalto
Il primo tratto è ripido, poi la difficoltà è costituita dalle pietre smosse del fondo, per cui decido di passare direttamente sul prato. Terminato il tratto in salita si entra nel bosco. C’è ancora un bivio (bivio “Provvidenza”) a cui bisogna stare attenti: a destra verso il basso si trova una casa, bisogna prendere a sinistra e proseguire per il bosco. Pedalare in questo tratto di bosco con la gravel qualche difficoltà la presenta, perché la pendenza non manca e soprattutto perché in un paio di punti ci si trova di fronte a degli “scalini” in pietra che il mio accompagnatore evita abilmente, sfruttando due “bypass” sulla destra. Se non si conoscono, ci vuole molta attenzione per individuarli.
Verso Voltaggio
A Fraconalto ci salutiamo e proseguo da solo. La discesa verso la strada provinciale è uno dei tratti più belli del giro: in mezzo alla campagna, lungo una strada secondaria deserta, la vista sulle vette dell’Appennino che segnano il confine tra Liguria e Piemonte: il Monte Leco, il Monte delle Figne e il Tobbio.
Mangio una barretta e proseguo la discesa fino a Voltaggio. Senza entrare in paese, appena passato un ponte, prima del torrente Lemme, si prende a destra una strada asfaltata. Così si risale per circa 3 km. questo bell’angolo di Valle Barca, ben curato dai suoi pochi abitanti.
La sterrata per Borlasca
Arrivati al confine tra la provincia di Alessandria e quella di Genova, la strada diventa sterrata. Qualche anno fa, arrivato a Borlasca ne vidi il tratto finale e da lì rimase il desiderio di percorrere questa strada, con la speranza che potesse essere uno sterrato facilmente pedalabile. Speranza vana: dopo una cinquantina di metri, la strada comincia a scavarsi ed affiorano diverse pietre. Bisogna fare zig zag tra una pietra e l’altra, cercare i passaggi pedalabili. Un bel masso caduto nel pieno del percorso contribuisce all’atmosfera del luogo remoto.
La strada continua a salire, la pendenza non è eccessiva, ma il suo salire dritto, senza ripari naturali, fa intendere come deve trasformarsi quando l’acqua abbondante la invade. Un rio corre ai lati. Una stazione dell’acquedotto, probabilmente, sulla sinistra. Dopo circa 3 chilometri di scalata ( ho messo un paio di volte il piede a terra, ma l’ho pedalata tutta) finalmente la strada gira a sinistra e il piccolo inferno si placa. Sulla destra, nel bosco, ancora si vedono i segni lasciati dall’acqua quando irrompe nella valle: pietre, rami, terra smossa.
Si arriva ad un bivio, si gira a sinistra e dopo poche centinaia di metri si è arrivati a Borlasca.
Come breve nota di cronaca, segnalo che questa strada potrebbe nei prossimi mesi essere asfaltata nell’ambito di un progetto di installazione di pale eoliche, come dalle notizie della cronaca locale.
Deviazione per Pinceto
Il giro gravel per il Lago della Busalletta e Borlasca ora potrebbe avere diversi sviluppi sulla via del ritorno. La fatica comincia a farsi sentire e il meteo non è migliorato nelle ultime ore. Voglio provare ad andare a prendere un altro pezzo di sterrato che da Pinceto mi porterebbe a Porale per poi scendere a Borgo Fornari. Eviterei la chiusura della statale dei Giovi, per una frana all’ingresso di Borgo.
Così risalgo verso Pinceto, le pendenze non fanno sconti, l’asfalto è nuovo e molto buono. Due caprioli mi attraversano la strada. L’istinto li porta a correre dove le pareti del monte sono più ripide, anche quando questo non li avvantaggia.
Arrivato a Pinceto, in fondo al borgo incontro un anziano che sta lavorando ad una macchina agricola. Chiedo informazioni. La strada c’è, ma chissà in quale stato è…
Cielo scuro, connessione assente, batteria del cellulare quasi scarica.
Tra l’altro oggi, per la fretta, sono uscito senza casco e visto che, nell’ultima caduta nel bosco dell’estate scorsa, ne ho spaccato uno su una pietra…riempio la borraccia e rimando l’esplorazione.
Rientro dalla Valle Scrivia
A questo punto non mi resta che scendere a Pietrabissara e risalire controvento la Valle Scrivia. Una certezza mai smentita. Cambia solo la temperatura del vento. Ed oggi è freddo. Scendono poche gocce, ma un veloce dialogo con l’Altissimo lo convince a lasciare perdere, per il momento.
Arrivato alla frana sulla statale, trovo la deviazione sull’altra sponda dello Scrivia, per gentile concessione del Centro Ippico Lo Scrivia. Mangerei volentieri un pezzo di focaccia, ma a Busalla i panifici sono chiusi.
Mi rifocillo con l’ultima barretta e un gel in cima al Passo dei Giovi.
Lungo la discesa, spunta un po’ di sole.
Arrivato a casa, il bottino è interessante: ho totalizzato 82 km. con 1.570 m. di dislivello e ho preso qualche spunto per nuovi giri.
Se ti è piaciuto il percorso di questo giro gravel per il Lago della Busalletta e Borlasca, seguimi per scoprire insieme nuovi percorsi gravel!