Gravel in Alta Val di Vara

La salita sterrata verso il Passo di Cento Croci

Chiarisco subito un punto, senza sfumature o ricercatezze. Lo dico subito, temendo che possa non esprimerlo in maniera chiara, una volta preso dal racconto del percorso. Questo giro gravel in Alta Val di Vara è veramente bellissimo. Coinvolgente. Appassionante. Faticoso. Rude e genuino.
Sento scorrere ancora l’adrenalina in corpo, una volta rientrato a casa, come al termine di una giornata di bike park. Una sensazione di esaltazione che prolunga il piacere e ti farebbe ripartire subito.

Il Passo del Bocco di Bargone

L’accesso al mio giro gravel in Alta Val di Vara è attraverso il Passo del Bocco di Bargone. Sicuramente i bikers del levante ligure lo conoscono bene, per me è la prima volta. Me ne ha parlato un collega che lo aveva percorso in moto tempo fa.
Parcheggio l’auto appena prima di Casarza Ligure. Mi aspetta un giro con tre passi e 2.600 m. di dislivello. E’ la prima volta che uso la funzione di navigazione sul mio Bryton Rider 860, dopo aver tracciato il percorso su Bryton Active. In cuor mio speravo che il calcolo del dislivello fosse errato per eccesso. Alla fine, invece, risulterà precisissimo.
L’inizio della prima salita è appena dopo pochi km. Da Bargonasco fino a Bargone si sale su asfalto.
L’attacco risveglia dal torpore mattutino. La salita non è lunga, ma non è proprio docile. In 4 km. si raggiungono i 300 metri dove è posto il borgo di origine medievale, frazione di Casarza Ligure.
Proseguendo su asfalto fino alla località di Costa di Bargone, si incontra sulla destra il bivio che segna l’inizio della strada interpoderale sterrata.

Lo sterrato verso il Bocco

Salendo, si perde la vista del Monte Treggin che, con la sua vetta tondeggiante, rossa e calva (nonostante l’altitudine contenuta) domina l’abitato di Bargone.
Il fondo è sempre piuttosto compatto, incontro un breve tratto con lastricato, ma è dove compare il cemento che comincio a preoccuparmi. L’uso del cemento è di solito la soluzione più economica che si adotta contro l’azione distruttrice delle piogge, in tratti particolarmente pendenti. Uno smottamento piuttosto esteso ha distrutto un tratto marginale di strada. Incrocio un paio di auto, supero due biker; non sono proprio fuori dalla civiltà, anche se qualche dubbio comincio ad averlo.
Nonostante l’esperienza pluriennale, nel pianificare i miei giri non esamino mai troppo i particolari. Mi piace lasciare spazio all’immaginazione e all’improvvisazione. Così, non so quanto lunga sia questa salita. Pensavo solo che fosse più corta dei suoi 7,5 km.. Non so dei suoi 905 m. di altitudine. L’ultimo chilometro, con vista impareggiabile su Sestri Levante e Riva Trigoso, è pianeggiante. L’ascesa vera e propria segna un 8,5% di pendenza media.

La discesa verso Colli di Sotto e Varese Ligure

Sulla destra del passo comincia la prima discesa del mio giro gravel in Alta Val di Vara.
Lo sterrato presenta fondi variabili: prima compatto, poi smosso. Cambiano i colori delle pietre, prima bianche, poi rosse. Cambiano gli alberi del bosco: prima una pineta profumatissima, poi un bel castagneto.
Il gps mi aiuta nel prendere i bivi giusti, una volta tornato sull’asfalto. Sul piano, pedalo lungo il Rio Orbora e poi il Rio Borsa. Una bella stradina al fresco, attraverso un angolo di campagna nascosto.
Arrivo sulla strada provinciale, il cui tratto da percorrere è breve. Il caldo si fa sentire sull’asfalto, ma Varese Ligure arriva in attimo. La pausa per l’acqua vorrebbe trasformarsi in una pausa focaccia, ma la coda sul marciapiede mi fa desistere.

Gravel in Alta Val di Vara: il Passo di Cento Croci

Il Passo di Cento Croci è uno degli angoli di Liguria che preferisco. Nonostante sia appena sopra i 1.000 m. è montagna vera: prati verdi, fattorie, allevamenti di mucche e cavalli liberi al pascolo. L’ho percorso parecchie volte in bici da corsa. Da qualche tempo aspettavo l’occasione di un giro gravel in Alta Val di Vara, per tornare ad assaporare quelle sensazioni, vivere quelle emozioni, sentire quegli odori, vedere quei colori.
Il percorso gravel esalta tutto questo. Al primo tornante sulla destra, abbandono la strada provinciale e salgo in direzione Taglieto, che in realtà non raggiungerò.
La salita parte decisa. Le zone d’ombra aiutano.
Potrei raccontarvi delle pendenze, dell’impresa sportiva, della soddisfazione nel raggiungere un obiettivo, mentre invece vi dirò solo della gioia e dell’armonia di immergersi nella natura.
Attraversare piccole frazioni sperdute, abitate da contadini e pastori coraggiosi, mentre le ruote girano sulla terra pietrosa di un sottobosco solitario, ti mette in sintonia con questo mondo remoto.
Mentre il gps vorrebbe farmi passare per una strada troppo ripida, io miro dritto verso Pecorara, mio riferimento in mezzo al vallone. Quando ci arrivo, ho la conferma che non c’è l’aeroporto a Pecorara, ma solo due case, un fondo, mezzi agricoli, mucche e un paio di cani che abbaiano.
Manca poco al Passo di Cento Croci. Ma il percorso gravel in Alta Val di Vara non è ancora finito.

Gravel in Alta Val di Vara: Porciorasco

Dopo aver raggiunto il passo, torno indietro ed imbocco la strada verso il Passo della Cappelletta e, arrivato al Passo Scassella (nessuna cartello a segnalarlo) giro a destra per iniziare la discesa.
La strada sarebbe asfaltata, ma le sue condizioni di manutenzione sono molto precarie. Scendo per qualche chilometro. Non incontro nessuno neppure qui.
Un paio di rapaci nel cielo. Scendo verso valle e rischio di perdere il bivio, a gomito molto stretto, verso Porciorasco. Sono indeciso, sta venendo un po’ tardi rispetto alle previsioni. Vado.
Gli sterrati oggi non finiscono mai. Questo è piuttosto tecnico. La strada è abbandonata come il paese verso cui conduce. Spero solo di non dover risalire, nel caso la strada fosse senza sbocco. Talvolta il software di pianificazione del percorso prende per percorribili tratti di sentiero, non distinguendo tra mountain bike e gravel.
La sensazione sarebbe decisamente spiacevole, considerata l’aria di mistero e solitudine che si vive in questo tratto di bosco. Quando arrivo a Porciorasco e vedo alcune auto, straniere, parcheggiate davanti alla chiesa, non so se essere sollevato o preoccupato. La tazzina blu messa a disposizione dei passanti, sopra la fontana quasi prosciugata, ha un aspetto inquietante, malgrado le intenzioni probabilmente non fossero queste. Penso al fatto che il nome Porciorasco, Possuasco in dialetto, significa Pozzo Arso. Scatto una foto e riparto.

Un incontro…per strada

La strada fortunatamente prosegue, come da previsioni. Questo tratto è asfaltato.
Non un’anima in giro, ma sta per accadere la sorpresa più bella di tutto il mio giro gravel in Alta Val di Vara.
All’improvviso noto una presenza sul bordo sinistro della strada, mi vede anche lui, spaventato, forse anche più di me.
Un cucciolo di lupo, dal manto scuro, mi guarda. Rallento. Mi aspetto che risalga sul versante a lui più vicino. Invece, confuso, mi attraversa la strada. Freno, la ruota posteriore sbanda. Ho rischiato di andargli addosso. Sparisce nel bosco. Sono più emozionato che spaventato.

Verso il Passo del Bracco

Ci vorrà ancora una mezz’ora prima di uscire da questo versante selvaggio ricco di mistero.
Rientro nella civiltà a San Pietro Vara, dopo non aver incontrato nessuno per 20 km.
Devo raggiungere il Passo del Bracco per rientrare nella Valle Petronio. Questo tratto di strada lo conosco molto bene. Da ragazzo passando da Ziona mi sembrava di essere in una realtà fuori dal tempo, lontano dalla città del mio quotidiano. L’accesso secondario al Bracco era un’esperienza di esplorazione intrigante.
Oggi lo stradone che sale pigro mi sembra una superstrada assolata ed insipida.
Il Passo è frequentato da gruppi di motociclisti che giocano a guardia e ladri con le due pattuglie di Carabinieri posizionate lungo la discesa. Il rombo delle moto mi infastidisce.
Ora sono stanco. Forse non è solo la fatica fisica, ma il carico di emozioni di una giornata di natura selvaggia ed indimenticabile.

Download file: GravelValdiVara.gpx

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