In bici con le luci

In bici con le luci

Era da diversi anni che non usavo le luci per fare uscite serali in bici. Dopo le due partecipazioni alla famosa gara di mountain bike “la 24h di Finale” (nel 2011 e nel 2012) erano rimaste riposte nella loro scatola.
Due giorni fa, tirandole fuori, pensavo che questo articolo avrebbe potuto essere una sorta di recensione di lungo termine, un resoconto fuori dal tempo: la resistenza, funzionalità ed adeguatezza di un accessorio concepito e creato alcuni anni fa. In effetti la maggioranza delle recensioni su riviste (online o cartacee) si limita ad una veloce marchetta ferma nel presente. Nessuno si prende a cuore il dopo. Ma non di sola tecnica vive il ciclista, per cui vi racconterò anche l’emozione del buio e il silenzio della notte durante un giro in bici con le luci.
Seguitemi!

Preparando le luci

Due Sigma Karma Pro e una Sigma Powerled Black Pro sono la mia dotazione di luci a led. La prima cosa che denota la loro età è il sistema di alimentazione. Oramai anche le più piccole ed economiche luci hanno la pratica ricarica USB, o mini USB, frutto dell’evoluzione della miniaturizzazione delle batterie che ha avvantaggiato negli ultimi anni tutti gli strumenti elettrici portatili. Le mie Sigma sono dotate di una batteria agli ioni di litio esterna, da attaccare al telaio (con il velcro in dotazione) e collegata via cavo al corpo illuminante. Sicuramente un sistema più complicato, tra cavi, supporti ed alimentatori dedicati.
Di tre batterie, una non si ricarica più. Direi onesto 2 su 3, considerato che non venivano ricaricate da 9 anni. Fortunatamente la Powerled può funzionare anche con batterie stilo: non tanto ecologico, ma pur sempre una soluzione.
Purtroppo un supporto da manubrio perde il debole e minuscolo perno che costituisce il cervellotico sistema di fissaggio della luce. Alcune volte anche i tedeschi perdono di vista la praticità, inseguendo la tecnica fine a se stessa.

Si parte

Opto per una luce sola a manubrio e vedremo. Partenza nei tempi previsti: alle 17:29 avvio Strava.
E’ subito salita su asfalto, poi il primo pezzo di sterrato. Ancora asfalto fino alla Casetta Celeste. Si entra nel bosco. Un abitante del posto intento nella sua passeggiata serale mi fa i complimenti per la “gamba”; credeva che avessi il motore. Ringrazio ed accelero ancora. Non posso deluderlo.
Intorno alle 18.10 la luce cala velocemente. Avevo già acceso il faro nel bosco, per rendermi identificabile a qualche eventuale animale di passaggio. Ora serve per davvero.
Quando arrivo in cima alla salita, in località Campi, è buio. Giro a sinistra, sulla stradina asfaltata nel bosco la luce fa il suo dovere. Il fascio si concentra ad una distanza di 5/6 metri, illuminando con una intensità media, ma sufficiente, le zone circostanti.
Torno indietro sullo sterrato della panoramica, direzione Righi.

La realtà si restringe

Pedalare di notte è forse la summa del gesto ciclistico, per chi va in bici non solo per cercare la prestazione.
Pedalare fa concentrare l’attenzione e svuotare i pensieri. La mente è totalmente al servizio del corpo, mentre il corpo si impossessa della tua mente. Di notte tutto questo si amplifica. La realtà intorno si restringe. L’orizzonte sparisce. Lo sguardo diventa interiore. Sei solo, ma nel buio non ne sei così sicuro.
Ed è qui che bisogna decidere se spegnere l’udito, amplificare la vista e isolarsi nel proprio mondo, oppure amplificare l’udito, collocarsi nello spazio, con i suoi rumori ed odori, e aprire i sensi al mondo invisibile. Due esercizi diversi. Forse per il secondo ci vuole più coraggio. Come sempre, serve forza per essere fragili.

Il fascio illuminante

Alla fine quanta luce fa questo faro? Il giusto. Cioè 40 lux a 10 m. Poco rispetto alle attuali luci da 400, 500, 1000 lumen. Attenzione: lux e lumen sono due cose diverse. Il secondo indica la totalità della luce emessa da un corpo illuminante. Ma non dice nulla su quanta luce si posa in un dato punto della superficie. Il lux, invece, misura l’illuminamento di una superficie di 1 mq. Una luce debole (con pochi lumen) può esprimere tanti lux, se tenuta molto vicino. Nel caso della mia Sigma Karma, 40 lux a 10 m. con un angolo di 22° (dichiarato dal produttore) vogliono dire circa 460 lumen. Giusto per avere un riferimento ed una parametro di confronto per il tuo prossimo giro in bici con le luci.
La prossima volta conto di montare anche il secondo faro, per ampliare il cono di luce ed illuminare meglio i bordi della strada. Più di 900 lumen potrebbero essere quasi troppi nel bosco.

Esperienza da rifare?

In bici con luci è un’esperienza da ripetere? Sicuramente si. Si prolunga la giornata e si rende attiva all’aria aperta una parte del giorno preziosa, nella nostra vita quotidiana sempre così compressa. Si vive un’esperienza diversa. E ci si riesce ad allenare di più.
E alla fine, le luci le promuoviamo nonostante gli anni? Sì, sono un po’ datate, ma efficaci. Non c’è motivo reale per abbandonarle a vantaggio di altre più moderne. Ora vediamo solo di sfruttarle di più…


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