Passo dello Stelvio – due versanti al prezzo di uno

I tornanti del Passo dello Stelvio
I famosi tornanti del Passo dello Stelvio

Partenza intelligente? Per le ferie, può darsi. Per affrontare la salita al Passo dello Stelvio, svegliarsi alle 4:15 ed essere in auto alle 5 di mattina, non sembra essere proprio una scelta così intelligente. Ma tant’è…la passione…
E’ sabato 28 agosto e, gli occhi ancora stropicciati dal sonno, mi aspetta un viaggio di 4 ore e mezza in direzione di Bormio.
L’occasione è ghiotta: i passi dell’Alta Valtellina che hanno fatto (e tuttora fanno) la storia del ciclismo chiusi al traffico motorizzato, grazie alla bella iniziativa denominata Enjoy Stelvio National Park.
Lo avevo percorso in auto, diversi anni fa, il Passo dello Stelvio, ma mai in bicicletta.
Non è il versante della prima scalata mitica di Fausto Coppi nel 1953. La fuga che gli valse il quinto Giro d’Italia e il primo incontro con la Dama Bianca. Però è comunque il versante del passaggio della tappa del Giro del Centenario, vinta da Nibali sul traguardo di Bormio. Uno dei miei 2.700 ( insieme al Col de l’Iseran e al Colle dell’Agnello) del tris di questa estate 2021.

Il clima a Bormio

Clima: inteso sia come temperatura, condizioni meteo, sia come atmosfera, sensazioni da respirare nell’aria.
La cittadina alpina è visibilmente affollata di ciclisti. Si fatica a trovare parcheggio per l’auto. Ci sono ciclisti dappertutto, drappelli che pedalano risalendo la statale 38, chi più spedito, chi più pacato, alcuni preparano l’attrezzatura, altri attendono l’arrivo di un compagno. Bici da corsa, mountain bike di ogni foggia, bici da passeggio. Troppe bici a pedalata assistita, scorciatoia per un godimento a metà. E’ una festa, ordinata, collettiva ed individuale al tempo stesso. Ognuno oggi ha il suo obiettivo da raggiungere. Si respira aria di festa e di sfida. Non è agonismo, ma il senso di comunità che regala lo sport quando si fa per passione.
Scruto gli altri pedalatori, mentre mi preparo, per capire come sono vestiti. L’aria è fresca, il sole c’è, ma non è proprio deciso.
In realtà non ho scelte di abbigliamento da fare: divisa estiva con manicotti e gambali di scorta. E’ tutto quello che ho portato. Lascio i guanti lunghi nel bagagliaio della macchina.

Il Passo dello Stelvio da Bormio

La partenza a freddo non è decisamente la mia specialità. Fatico passando davanti alle Terme di Bormio, appena uscito dal paese. Al bivio verso Livigno comincia il tratto di strada chiuso al traffico.
Mi fermo, prendo una bottiglietta dal banco del primo rifornimento in partenza.
La gamba comincia a girare, mentre passo attraverso i primi gruppi di ciclisti. Avere riferimenti davanti da continuità all’azione. Tengo fermo il 34X24, il 28 di riserva. Attraverso la galleria naturale prima del bivio per i Bagni Vecchi. Una leggera flessione della salita ed un bolide vestito di nero mi sorpassa. Accelero anch’io: è da un po’ che tengo d’occhio una maglia davanti a me che sembra avere il ritmo giusto.

Un compagno lungo la strada

Destino: è un ragazzo dell’US Pontedecimo, abitiamo a pochi km di distanza uno dall’altro e ci incontriamo per la prima volta sullo Stelvio. Abbiamo la stessa pedalata. La pendenza, sempre intorno all’8%, ci porta oltre le gallerie paramassi. Prima dei tornanti, uno strappo oltre il 10%: diversi incespicano, sbuffano, accusano il colpo. Mi sento ispirato, mi alzo sui pedali e vado.
Senza volerlo, perdo per strada il mio compagno.
Amo i tornanti dello Stelvio. C’è un po’ di traffico in discesa, ma allargo il più possibile, respiro e riparto. Noto che in realtà quasi tutti stanno a centro strada: percorso più corto, ma più ripido…
Guardo l’altimetro: mancano “solo” 700 m.

Dalla Cascata del Braulio all’arrivo

Al Bar Kiosk National Park c’è folla, ma non mi sarei fermato comunque. Ci sarà un’altra occasione per ammirare con più calma la cascata del Braulio.
Anche al Piano del Braulio c’è confusione sulla strada. Un gruppo di podisti stranieri incitati dal loro team. Una donna con bici da città elettrica mi sorpassa dopo essersi fermata. Prendo fiato.
Sento una mano sulla schiena, è il mio compagno di scalata che mi ha raggiunto. Sugli ultimi tornanti, al bivio verso la Svizzera, accelera. Trovo il passaggio in mezzo ad un gruppo che fa tappo e lo raggiungo.
Comincio a sentire freddo: i bronchi protestano e la mano sinistra ha assunto un preoccupante colore rosso.
Gli ultimi 3 km. si fanno sentire, 8% costante con gli edifici del Passo dello Stelvio in vista, il ghiacciaio a fare da sfondo.
Ai 500 metri Dario aumenta il ritmo, mi confesserà che voleva stare dentro le due ore di ascesa. Con 1:59 centra il suo obiettivo.
Io non avevo obiettivi: chiudo in 1:52 e una rispettabilissima VAM di 793.

In cima al Passo dello Stelvio

Fa freddo ai 2.758 m. del Passo dello Stelvio. Mentre i tanti ciclisti in cima, delle più diverse nazionalità, gioiscono per l’impresa (uno palesemente sovrappeso è fuori di sé dalla gioia, forse non ci credeva neppure lui di farcela) e scattano le foto per i loro social, comincia a nevicare. Solo qualche fiocco, ma é un avvertimento. La montagna esige sempre rispetto e ci richiama alla moderazione.
Compro una giacca da bici per cercare di calmare il tremore e cambio l’itinerario che avevo in mente: niente più discesa a Mustair e rientro dal versante altoatesino. Scenderò l’Umbrail Pass per un tratto, per poi risalire.

L’Umbrail Pass: il versante svizzero dello Stelvio

Arrivati al bivio, ci salutiamo con il mio compagno di giornata. Sono confortato dal vedere qualche raggio di sole che illumina i monti alla mia destra. La valle che si apre appena oltrepassato il confine non è molto ampia, ma è verdeggiante e bellissima.
Il tiepido sole invita a proseguire la discesa. Mi fermo un paio di volte, indeciso su cosa fare. Una serie di tornanti taglia un bastione di roccia e fa perdere quota in fretta. Ormai arrivo in fondo, fino a Santa Maria e la risalgo tutta.
L’Umbrail Pass (o Giogo di Santa Maria, in italiano) sarà anche considerato il versante “facile” dello Stelvio, ma con i suoi 2.501 m. è il colle carrabile più alto della Svizzera, ha una pendenza media dell’8,5% (contro il 7,1% dello Stelvio da Bormio), 1.126 m. di dislivello e non un solo tratto di respiro.
Va affrontato con ritmo regolare, soprattutto se è la seconda salita di giornata. Catena sul 28 e poche eccezioni quando la pendenza scende sotto il 7%. Mi alzo spesso sui pedali.
Metto in campo tutte le mie capacità di resistenza. I 1.600 metri già sulle gambe si fanno sentire, ma grazie al buon allenamento non vado in crisi. Gestisco le forze e salgo. Lento, ma senza esitazioni.
Sulla sinistra, in fondo, appare lo Stelvio, ma l’Umbrail Pass non arriva. Eppure poco più di un’ora fa era lì…
Qualche ciclista scende, nessuno sta risalendo come me. Non sono tanto sicuro che gli ultimi tornanti ci fossero anche prima. La montagna può ingannare.
Arrivo in cima. Vorrei riposarmi, mangiare una barretta, ma non appena lo penso ricomincia a nevicare. Questa volta in maniera intensa.
Infilo la giacca, la mantellina, la barretta in mezzo ai denti e parto, cercando di masticare senza perdere la preziosa ricarica di energia.

La discesa verso Bormio

Fortunatamente, scendendo, la neve non si trasforma in pioggia.
Ammiro l’imponenza cupa di questa montagna grigia, la vertigine del dirupo nel quale scorre il torrente Braulio.
Soffia un vento forte da sud-ovest. Non mi piace il vento in discesa. Chissà se è tipico di quest’area oppure un esito imprevisto del cambiamento climatico, come il vento caldo di scirocco che ha spazzato ininterrottamente l’estate in Liguria.
Arrivo a Bormio. Non sono stanco come mi sarei aspettato.
La Cima Coppi mi aspetta da Prato allo Stelvio: non c’è due senza tre!


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