E’ arrivata! L’attesa è stata breve, a dire il vero. Otto giorni senza contare le varie festività di questo periodo. La stavo aspettando la mia prima bicicletta gravel. La tiro fuori dalla scatola, controllo che sia tutto a posto e dopo aver sistemato il manubrio, regolato la serie sterzo, montato il nastro sul manubrio stesso, i pedali e regolate le altezze degli appoggi, è pronta per il primo giro. E sarà un giro con la gravel sulla neve. Niente di meglio! Seguitemi!
Cosa è una gravel
Ma cosa è una bici gravel? Una bici per la ghiaia, letteralmente tradotto dall’inglese . Il richiamo è alle strade bianche, alle carrabili in terra battuta che attraversano boschi e campagne. Una bici gravel è una bici ibrida, una via di mezzo tra una bici da corsa ed una mountain bike. Esteticamente si potrebbe confondere con una bici da corsa, ma non lo è. E’ più parente della bici da ciclocross, anche se le geometrie sono diverse. E’ una bici, nata negli Stati Uniti (dove il marketing dell’industria ciclistica è sempre più attivo e dinamico, rispetto alla vecchia Europa) per percorrere strade asfaltate, strade bianche, sentieri non troppo impegnativi. Una buona soluzione anche per le nostre strade sempre più dissestate. Monta pneumatici larghi, con tassellatura leggera, freni a disco, una geometria piuttosto rilassata, con angolo del tubo sterzo aperto per darle stabilità anche nell’affrontare le discese su sterrati e sentieri.
La mia gravel
La mia prima gravel è una Conor WRC Kalima GRX600 1×11. Non conoscevo questo marchio spagnolo prima. L’ho conosciuto per caso su un sito di e-commerce, anche lui spagnolo. E mi è subito piaciuta perché aveva tutto ciò che cercavo, soprattutto la geometria che piaceva a me, uno sloping non eccessivo, il tubo sella piuttosto verticale per stare bene avanzato in salita (e compensare quei 71° della forcella). La “filosofia” gravel, almeno quella che intendo io, è pratica, senza fronzoli, bada alla sostanza. Come la WRC Kalima: telaio in alluminio, ruote in alluminio, forcella in carbonio, nessun componente esoterico superleggero, ma componentistica di qualità in un sapiente mix tra i 3 livelli che Shimano mette a disposizione nel suo gruppo GRX dedicato a questo segmento di biciclette. Non sarà leggerissima (non l’ho ancora pesata), ma è robusta, ben equipaggiata e ben progettata.
Sensazioni di guida – gravel su salita in asfalto
Le prime pedalate sono un po’ strane: la bici mi sembra piccola ( ma il tubo orizzontale virtuale ha la stessa identica misura della mia abituale bici da corsa). Nonostante i 3° gradi e il vento di tramontana che mi taglia la faccia, cerco di restare concentrato sulle sensazioni di guida, cercando i rumori più sottili. Prima cambiata, ok, seconda cambiata, rumore! La catena è indecisa su quale pignone stare. Faccio qualche cambiata in salita e discesa. Sembra stabilizzarsi se la cambiata va dal pignone piccolo a quello grande (lo so che è solo l’anteprima del fatto che, come tutti i cambi a 11 velocità appena montati, non ci sarà verso di fare stare la catena sul 42).
Affronto la salita asfaltata. Pendenza intorno al 5/6%. L’andatura è regolare, lo pneumatico largo e a bassa pressione tutto sommato non oppone troppa resistenza, ma quando c’è bisogno di rilanciare alzandosi sui pedali, la bici è un po’ pigra. Non è proprio una scattista: sarà il peso, soprattutto quelle delle ruote.
Sensazioni di guida – gravel su fango e neve
Quando arrivo sullo sterrato, la bici si trasforma: infonde sicurezza, mi sento ben centrato sulla bici. Dopo aver attraversato le prime zone di fango con soddisfazione, comincio ad intravvedere le prime macchie di neve. Neve ghiacciata. La supero senza problemi. Una trazione da paura ed un avantreno senza esitazioni.
In verità sto cercando la neve, quella vera. E la vecchia Guidovia della Guardia non mi tradisce. Uscendo da una curva comincia la neve. Dopo pochi metri ce ne saranno 40 cm. Poche le tracce lasciate dalle persone, solo un sentiero imbiancato, leggermente battuto, su cui passare, con ai lati ancora uno spessore di almeno 20 cm di neve soffice. Non è così frequente l’opportunità di fare un giro con la gravel sulla neve a Genova, praticamente dietro casa. Decido di andare. Al massimo, bici in spalla e la faccio a piedi. Se ci avessi mai pensato, ormai sarebbe comunque troppo tardi per tornare indietro.
La gravel passa sopra la neve, regolare, sicura, ogni tanto perdo una pedalata, ma recupero subito. Mi fermo solo per fare qualche foto. Riconosco i posti, ma sono troppo concentrato. Non mi voglio fermare. All’improvviso la rampetta finale. Senza il 42 non ce la faccio. E invece sono in cima.
E dopo la neve – gravel in discesa su asfalto
La discesa non è lunghissima. Ho paura del freddo e del ghiaccio. Le prime curve le faccio un po’ titubante; non conosco i freni. Dopo qualche frenata invece si confermano come i soliti freni Shimano: affidabili, non potentissimi, ma sinceri e fanno una bella differenza rispetto ai freni a pattino sul cerchio. Soprattutto in questa stagione, tra brecciolino e sale sull’asfalto. La posizione su una bici gravel dovrebbe essere piuttosto comoda e la WRC Kalima non fa eccezione. Grazie alla sezione degli pneumatici mi posso anche permettere di non evitare qualche piccola buca senza rischiare di spezzarmi la schiena. Il mio primo giro con la gravel sulla neve è finito.
Sono nel box: mani e piedi congelati, ma felice.
BRAVO!!!!!
Grande invidia per il tuo primo giro.
Bici Gravel il mio prossimo REGALO 😍
Grande Cesco !!!