Quarta tappa Tour del Monte Bianco

Quarta tappa Tour del Monte Bianco
Grand Col Ferret

E’ domenica 14 luglio. Ci attende la quarta tappa del Tour del Monte Bianco. Quella del rientro in Italia, con l’arrivo a Courmayeur. Dopo una bella colazione alpina, indugiamo nei preparativi. Sarà che fuori fa ancora fresco, sarà che abbiamo già tre giorni di pedalate nelle gambe, sarà che questo angolo di Svizzera meriterebbe di essere visitato con più calma.
Ci aspetta un percorso “facile”, senza troppe incognite di bivi, ancora una tappa lunga e impegnativa.
Purtroppo l’ultima.

Champex-Lac

Prendiamo la strada asfaltata che ci porta a Champex-Lac: un bellissimo villaggio alpino che invita alla villeggiatura lungo le rive del lago. Dopo l’altopiano, dove siete placido il lago, la discesa ricomincia, veloce e divertente; incrociamo qualche pezzo sterrato, poi i tornanti ci conducono alla periferia di Orsiéres.
E’ stato divertente, ma non immaginavo tutta questa discesa. Anche perché la risalita della Val Ferret un po’ la temo. La salita di giornata è una sola: il Grand Col Ferret a 2.537 m. Ora siamo a poco più di 1.000.

La Val Ferret

Alla ripartenza dopo aver caricato borracce e sacche idriche, la gamba è legnosa. Ci siamo.
La Val Ferret sul versante svizzero è veramente bella: prati verdi, chalet in stile alpino, abeti, legna tagliata a bordo strada, bandiere svizzere che sventolano. Sulla destra i ghiacciai del Monte Bianco. Risalendo mi godo i paesaggi, ma soffro la fatica. Il sentiero del Tour del Monte Bianco corre a fianco alla strada di fondo valle. Gli altri ne fanno alcuni tratti. Io ho solo bisogno di far girare le gambe con calma, con quel giusto equilibrio tra sforzo ed agilità. Scelgo l’asfalto. In quelle situazioni, quando solo la testa può spingerti ancora, se insisti troppo a spingere sul pedale, indurisci il muscolo, ma se vai troppo agile rischi di imballarti.
La pendenza non è mai elevata, qualche strappo rompe il ritmo. Dopo un po’ recupero Angelo. Non so se mi ha aspettato o se si è fermato a prendere fiato. Quando ripartiamo mi stacco ancora. Voglio solo stare da solo. Arrivare a Ferret e vedere cosa succederà dopo quando inizierà il tratto in fuoristrada.

Gran Col Ferret

Il sentiero comincia largo, battuto. Non è facile. I tornanti lasciano lo sguardo verso la cima di La Tsavre e i monti circostanti. Sarà il cielo azzurro terso, ma è un paradiso.
Il caldo ed il sole ci accompagneranno fino in cima: è l’occasione per dare una ritoccata all’abbronzatura da ciclista da sfoggiare al rientro al mare.
Dopo alcuni tornanti siamo a la Peule. La terrazza naturale del rifugio ed alpeggio toglie letteralmente il fiato (non che ne fosse rimasto molto dopo la salita fino ai 2.076 m. di questo altopiano di montagna).
Non vorrei ripartire, ma bisogna. Cerchiamo di anticipare un gruppone di turisti orientali dentro il quale rischiamo di rimanere intruppati.
Il sentiero si stringe, gira su stesso. I turisti asiatici ci incitano, applaudono e si divertono quando Teo ricambia il loro atteggiamento giocoso con un’impennata di saluto.
C’è un po’ di traffico salendo. Scendo e spingo. La strada è ancora lunga. Come sempre in alta montagna, quando cominci a vedere l’arrivo, questo si allontana, come un miraggio. Teo ed Angelo sono in vetta. Vedo Fabio e Luca che spingono sulle ultime curve. Sono arrivato.
Ci accolgono il Ghiacciaio di Triolet e le Grandes Jorasses ed una vista indescrivibile sul versante italiano della Valle Ferret.
La salita della quarta tappa del Tour del Monte Bianco è finita.

Verso Courmayeur

La discesa è molto bella dal punto di vista paesaggistico. Fino al Rifugio Elena è anche piuttosto impegnativa. Vado con prudenza perché sono stanco. Poi le discese con lo sguardo troppo ampio non mi fanno sentire tanto a mio agio. Finite le difficoltà tecniche, decidiamo, su consiglio di Fabio che conosce bene la zona, di fermarci a pranzare allo Chalet Val Ferret, rinunciando alla salita al Rifugio Bonatti. Una volta sullo sterrato in fondo, il pensiero di risalire la cornice della valle, dopo pranzo, non ci alletta più. Sempre meglio lasciarsi qualcosa da fare, per avere un motivo per ritornare.
Consumiamo un misto di pranzo al sacco del Rifugio Arpette, birre e e dolci comprati sul posto. Si sta bene in gruppo. Dopo tutta la fatica fatta, festeggiamo la riuscita dell’impresa.
Il posto è facilmente raggiungibile con le auto o con una facile passeggiata da Courmayeur. Per carità, la montagna è di tutti, probabilmente siamo tutti cittadini in cerca di un po’ di pace in mezzo alla natura, ma gli altri turisti intorno mi sembrano averne meno diritto di noi che anche oggi ci siamo fatti 1.600 m. di dislivello con le bici. E siamo arrivati lì solo dopo quattro giornate di fatica.

L’arrivo

La Val Ferret è lunga, ma non impieghiamo molto ad arrivare a Courmayeur. Non prima di una rinfrescata nelle acque fredde della Dora di Ferret. Un toccasana per levare i dolori ai quadricipiti.
Le auto ci sono ancora. Siamo al punto di partenza. Con i 48 km. della quarta tappa del Tour del Monte Bianco, il conto totale fa 182 km. e 7.335 m. di dislivello in quattro giorni. Per tutti noi la più grande impresa ciclistica mai compiuta.
Un po’ increduli, soddisfatti e stanchi ci facciamo le ultime foto e saliamo in macchina.
“Ci salutiamo dopo, intanto ci fermiamo in autostrada”. In realtà non ci vorremmo salutare mai per non smettere di sognare sulle creste del Monte Bianco. Questa non è la fine del giro e del racconto, questo è un arrivo. Conquistato, voluto, raggiunto ed ora raccontato per prolungarne la gloria.

Don`t copy text!