Test ruote gravel Stan’s No Tubes Grail MK3

La WRC Kalima durante il giro di prova delle nuove ruote gravel

Un giro di un paio di ore è quanto ci voleva per un test delle nuove ruote gravel. Chi ha letto l’articolo sulla loro costruzione, sa che sono composte da cerchi Stan’s No Tubes Grail MK3, mozzi Koozer CX420, raggi Sapim D-Light e pneumatici WTB Riddler.
Ho portato la mia Conor WRC Kalima su un percorso misto in modo di testare le reazioni del nuovo set di ruote in maniera completa.

Prime pedalate

Ogni test di prodotto dovrebbe essere in grado di evidenziare elementi negativi ed altri positivi. Non solo cantare altissime lodi.
Comincerò con un aspetto che mi ha lasciato subito perplesso, appena date le prime pedalate.
Mi aspettavo una speciale sensazione di morbidezza e comfort nell’appoggio a terra dello pneumatico, un “effetto tubeless” lo potrei definire, che invece non c’è stato. La differenza rispetto alla camera d’aria è inesistente. Ho dovuto addirittura gonfiare il posteriore un po’ di più dei 3 bar abituali. Addio bassissime pressioni. Magari con uno pneumatico tubeless specifico, con una carcassa diversa, le cose miglioreranno.
Speriamo almeno di godere del vantaggio delle minori forature.

Test ruote gravel: velocità e rilancio

Una volta acquisita un po’ di velocità mi rendo conto che è più facile mantenerla, rispetto al set di ruote precedenti. Sia continuando a pedalare, sia in fase di rilascio. Contribuiscono positivamente il minor peso e la scorrevolezza dei mozzi.
Alzarsi in piedi per rilanciare la velocità in salita è più efficace. Intendiamoci: non che improvvisamente una bicicletta gravel da 11 kg sia diventata una scattista, ma sicuramente è meno sonnolenta di prima.
La ruota anteriore più rigida, in collaborazione con il tubo sterzo veramente generoso, permette di mantenere una traiettoria sempre stabile. Anche nelle fasi “en danseuse” più ripide non si avvertono flessioni o perdita di direzionalità.
La serigrafia sul mozzo anteriore, che mi gira davanti agli occhi, fa bella mostra di sé.
Il fatto che riesca a mantenere una buona velocità viene testimoniato da alcuni PR su Strava, in segmenti di una salita (la famosa, per i genovesi, Guidovia della Guardia) che percorro in mtb e, più recentemente anche con la gravel, da diversi anni.
Anche sul pavé finale, con pendenze oltre il 10%, registro tempi migliori rispetto a quelli fatti anche con la bici da corsa.

Test ruote gravel: fuoristrada

In fase di costruzione, temevo che l’incrocio in seconda potesse pregiudicare il comfort e la guida in fuoristrada. L’accresciuta rigidità agevola nella trasmissione di potenza e direzionalità, ma non ha controindicazioni nei colpi trasmessi al telaio e al ciclista nel pedalare sul terreno irregolare.
C’è solo da augurarsi che lo stress del sistema cerchio/raggi sia corretto. Questo lo saprà dire soltanto il tempo.
Il sistema a sei cricchetti della ruota libera è preciso e reattivo e garantisce sempre un colpo di pedale pronto quando serve.

Discesa

Nella discesa, ancora Personal Record (rispetto a tante discese fatte in bici da corsa…). Parte del merito è sicuramente dei freni a disco e del fatto che permettono di staccare più in fondo, all’ingresso in curva, rispetto ai freni a pattino. Ma, confrontandomi con prestazioni fatte con la stessa bici, entrano in gioco la maggiore precisione nel definire e mantenere le traiettorie (quest’ultimo, un aspetto evidente e decisivo), maggiore facilità nel prendere velocità, la buona scorrevolezza dei mozzi e la trasmissione senza esitazioni della forza frenante.
Rispetto a prima la bici è senza dubbio più stabile e pronta nei cambi di direzione.

Conclusioni ed aggiornamenti

Le prime impressioni sono buone. E gli utilizzi successivi hanno confermato le impressioni.
Sono soddisfatto del lavoro svolto: resa ottima con una spesa contenuta.
In conclusione del test delle ruote gravel Grail MK3/Koozer CX420, un breve accenno alla rumorosità del corpetto ruota libera. Nei primi giri questo aveva evidenziato un rumore irregolare e brutto, soprattutto nelle discesa a forte velocità. Non eccessivamente rumoroso, ma sembrava un canto di grilli impazziti, e un po’ stonati, nel mozzo. Alla fine, il problema era dovuto alla centratura del disco nella pinza. Durante la rotazione, il disco creava un attrito intermittente, che rallentava impercettibilmente la regolarità del moto dei cricchetti interni alla ruota libera. Rotazione irregolare uguale rumore irregolare.
Tutto risolto. I grilli ora cantano bene!

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