Tom Dumoulin si prende una pausa?

Tom Dumoulin alla partenza della tappa Castellania - Oropa delGiro d'Italia 2017

La notizia è arrivata sabato. E’ rimbalzata in fretta, inaspettata, sui social di tutti gli appassionati. E’ lo stesso corridore ad annunciarlo in una intervista pubblicata sul sito della sua squadra, la Jumbo Visma. Tom Dumoulin si prende una pausa a tempo indeterminato, per cercare se stesso.
C’è chi si è detto non completamento sorpreso, c’è chi lo sostiene nella sua scelta e chi ammette di non capire.
Certo è che di fronte ad un uomo che ammette le sue fragilità non è facile prendere posizione.

Un atleta atipico, Dumoulin. Un ragazzo affascinante, perché non completamente comprensibile. Non comprendiamo più il suo sorriso gentile, lo sguardo distante, l’atteggiamento distaccato.
Alla partenza della 14a tappa del Giro d’Italia 2017 – la Castellania-Oropa – (tappa che lo stesso Dumoulin vinse) avvicinandolo, avevamo male inteso questi gesti. Ci sembravano segni di forza, di concentrazione, di un professionismo interpretato con minuziosa serietà, convinzione nei propri mezzi e riservata leggerezza.
Probabilmente non lo erano. Erano invece i segni di un uomo che cercava di nascondersi.
Anche adesso, nel corso dell’intervista dello stop, mentre comunicava il suo dramma interiore, ho avuto la netta impressione che fosse trattenuto; non si è neanche intravisto il bordo del baratro dell’anima.

Se mancano le motivazioni a lui per continuare, mancano anche a noi le motivazioni per capire.
Non un accenno alla durezza della situazione sanitaria attuale, alle regole del ciclismo moderno, alla disciplina degli allenamenti, ad eventuali cattivi rapporti con la squadra (che anzi condivide ed accetta la sua scelta), ad esigenze famigliari, a pratiche medico-sportive non accettabili.

Strano che uno sportivo che vince il Giro d’Italia, dopo tre anni e mezzo, quasi attribuisca a questa vittoria l’inizio dei suoi problemi. Forse avrebbe voluto non vincerlo, per non avere troppi riflettori puntati.
Probabilmente lo snodo sta lì: ricondurre alla giusta dimensione la sua posizione nella storia del ciclismo. Il “grande ciclista olandese” (come si autodefinisce nell’intervista) voleva essere Merckx e non riescea ad accettare di provare ad essere Bugno (uno dei miei campioni preferiti – giusto per fugare ogni dubbio).
Comunque difficilmente potrà essere considerata una motivazione accettabile da parte di tanti suoi colleghi che sognano per tutta la carriera anche solo di vincere una tappa del Giro d’Italia.

Ma se la sua storia ci coinvolge è perché è la storia di ognuno di noi: dentro una vita non sempre generosa, con una comprensione scarsa del nostro destino. Cerchiamo di applicare gli strumenti che abbiamo, altri li troviamo lungo la strada ed impariamo ad usarli, con tentativi ed errori.
Lavorando, studiando, cercando la felicità nostra e di chi ci sta vicino, cercando in noi stessi e tra gli altri, con percorsi non sempre lineari, partenze ed arresti.
E mentre Tom Dumoulin si prende una pausa, noi, senza mai potercene permettere una, cerchiamo noi stessi tutta una vita.

E’ per questo che vorremmo dire a Tom di tornare, di tornare presto. I suoi dubbi, il suo cruccio, sono anche i nostri, sono semplicemente la vita.
E invece abbiamo l’impressione che se ne andrà così, con una pausa, come fanno alcuni fidanzati paurosi di dire tutta la loro verità.

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