Dopo 6 uscite, 450 km, il Giro delle Fiandre, la Parigi-Roubaix e l’Amstel Gold Race (queste viste solo in tv…) è arrivato il momento di parlarvi della mia nuova Trek Émonda SL6 Disc Pro.
Con quasi 12 anni di onorata carriera e fedele servizio, la Pro-lite Galileo va in pensione.
Mi è sempre piaciuta la Émonda, ma ultimamente stavo indirizzando la mia ricerca verso biciclette più endurance, con geometria più rilassata. Ero bloccato dall’indecisione: e se la comodità compromettesse troppo la possibilità di far velocità e un po’ di bagarre con gli amici?
E così, una sera, dopo aver trascritto, raccolto ed analizzato su un quaderno i dati di almeno una dozzina di telai diversi, ho comprato online una bici non inclusa nella rosa delle candidate…
A questo punto, si rovescia il tono delle perplessità interiori: “sarà troppo racing, troppo nervosa, troppo rigida?”. Ancora un dubbio che mi assale…
Allestimento
La Trek Émonda SL6 Pro Disc si posiziona nella fascia medio-alta della serie SL di Émonda.
E’ basata sul telaio in carbonio OCLV 500, con un peso che dovrebbe (non ho trovato dati ufficiali) aggirarsi sui 1.100 grammi. Trek offre anche un telaio più leggero, l’OCLV 800 di circa 700 grammi di peso, decisamente fuori budget per me.
La Pro offre i cerchi in carbonio Aeolus Elite, alti 35 mm. Un’opzione succulenta che mette al riparo da successivi costosi upgrade.
A livello di gruppo troviamo lo Sram Rival eTap Axs 12 velocità che vuol dire trasmissione elettronica wireless, freni a disco e nuova logica dei rapporti con guarnitura 48/35 e pacco pignoni 10-30.
A dire il vero, sul sito ufficiale Trek la versione Disc Pro è offerta con gruppo Shimano Ultegra a 11v oppure Shimano 105 12v. L’allestimento Rival eTap, invece, dovrebbe avere anche il Power Meter, qua non presente, e telai di colorazioni diverse. In conclusione, penso che l’allestimento della mia bici sia una proposta del rivenditore Evolution Bike, con un super sconto decisamente invogliante.
Trek Émonda: impressioni di guida
La taglia 56 è quella proposta dal calcolatore Trek e quella che corrisponde alla mie abituali misure.
Le misure di attacco manubrio (100 mm), larghezza manubrio (42 cm) e pedivelle (172,5 mm) sono esattamente quelle che avrei scelto.
L’abitabilità a bordo della bici è ottima. Si denota sicuramente l’esperienza della grande casa, in possesso di grandi mole di dati e come tale in grado di proporre una geometria complessiva bici (intendendo il complesso degli appoggi) centrata sull’utilizzatore medio.
Considerato il valore del nuovo acquisto e qualche incertezza nel posizionamento della sella, decido di fare una visita di biomeccanica (di cui vi parlerò in un prossimo post) per perfezionare la posizione.
In ogni caso, la prima sensazione generale è buona. Si sta bene dentro al telaio, con una posizione avanzata ma non estrema.
Le reazioni della bicicletta sono quasi neutre. Pensavo di dover cavalcare un cavallo imbizzarrito, invece, è un purosangue piuttosto docile.
Si avverte senza dubbio, con mio iniziale stupore, la capacità di un telaio in carbonio di qualità di smorzare gli urti, assorbire le sconnessioni, pur essendo rigido quando serve.
Nelle prime due uscite ho usato un po’ di prudenza nella guida in discesa. L’avantreno è svelto. La bicicletta non è nervosa, ma sicuramente pronta a portarti in piega. Una volta presa confidenza, invece, la bici è precisa, veloce e sicura nelle traiettorie. Dà confidenza e fa divertire. Soprattutto ora che riesco nuovamente a tenere la presa bassa del manubrio, senza dolori al collo ed alla scapola.
Il gruppo Sram Rival eTap 12V AXS
Mentre desideravo le 12 velocità tra le caratteristiche della nuova bicicletta, devo ammettere che in osservanza al principio che “ciò che non c’è non si rompe”, avrei privilegiato un semplice e tradizionale gruppo meccanico. Se capisco poco di meccanica, non ne capisco nulla di elettronica.
Terminata la prima ricarica ed appreso il funzionamento dei comandi, la cambiata veloce e precisa, preceduta da un sibilo (soprattutto il deragliatore anteriore) che ricorda i robot di certi cartoni giapponesi degli anni ’80, è una delle cose più divertenti della guida.
Dopo circa 400 km la catena fa fatica a scendere dal 24. Dovrò regolarlo. Si può fare con i pulsanti sulle leve o dalla app AXS.
Il pacco pignoni 10-3o, abbinato alla guarnitura 48/35, offre gamma di rapporti sufficientemente ampia. Non è lontanissima dagli sviluppi offerti dal 50/34 e pacco pignoni 11-26, 11-28 che sono abituato ad usare,
Sul sito Sram è consultabile un comparatore con set up tradizionali e compact e il 48/35 viene proposto come alternativa al 52/36, quindi tendenzialmente più duro di quanto possa essere la guarnitura 50/34 (in sostituzione della quale Sram propone il 46/33).
Il cambio porta fino a 36 denti, per cui per giri particolarmente impegnativi, c’è la possibilità di cambiare cassetta (e catena).
La rapportatura introdotta da Sram e chiamata X-range non sembra offrire particolari vantaggi in questa configurazione, se non una corona esterna un po’ sottodimensionata per non spaccarsi le gambe nelle tirate e poter spingere il 10 denti.
E’ sparita la posizione intermedia del deragliatore, quella che permetteva un leggero incrocio della catena senza sfregamenti anteriori. Ora in tali situazioni il deragliatore non sfrega, ma si avverte un rumore sul pignone al ruotare della catena, dove il 10 velocità tutto sommato tollerava lo sforzo improprio. Ho impressione che la catena Flattop sia più rigida e meno permissiva della “vecchia” PC.
Freni a disco Rival
Ciò che non mi piace sono i freni Sram Rival. Non manca la potenza, sufficientemente modulabile, ma il loro rumore è decisamente fastidioso, quando non preoccupante.
Fischiano spesso nelle frenate più intense, ma soprattutto rantolano, come se le pastiglie stessero per uscire dalle loro sedi, nelle frenate decise a basse velocità su pendenze elevate (la rampa del box, per capirci).
Ho centrato le pinze (operazione facile e veloce) e pulito i dischi, ma senza risultato.
Sram ha eliminato la regolazione del punto di contatto delle pastiglie (dichiarata come disponibile sul Manuale d’uso) e questo è un peccato per la gestione della sensibilità di frenata. Infatti, la regolazione standard prevede una corsa vuota troppo lunga, prima di mordere il disco.
Componenti Bontrager
Come molte case produttrici, anche Trek dota le sue biciclette di componenti a proprio marchio.
Sulla Trek Émonda tutto tranne il gruppo è marchiato Bontrager (l’umbrella brand per la componentistica della casa di Waterloo).
Passerò rapidamente in rassegna questi componenti.
Le ruote Aeolus 35: in carbonio OCLV, tubeless ready, raggi piatti, leggere (1.665 g la coppia) e filanti. Aiutano a fare velocità e non sono eccessivamente rigide. Soffrono il vento laterale. La ruota libera ha un bel suono. Garantite a vita.
I pneumatici R2 Hard-case: sottovalutati e non apprezzati da quasi tutti i tester, li ho trovati degli pneumatici molto validi. Mescola sincera e ottima capacità di ammortizzare gli urti (sicuramente più dei Michelin Pro Race), nonostante la larghezza di “solo” 25 mm.
Sella Aeolus Comp: ottima sella, accogliente dalla prima seduta, con la sua scanalatura centrale azzeccata.
Attacco manubrio Pro Blendr: non appariscente, ma di ottimo alluminio, ben lavorato con fresature di alleggerimento. Leggero e rigido. Interessante il sistema Blendr che, grazie ad una sede ricavata sul corpo antistante la placchetta di chiusura, permette l’inserimento di un supporto per accessori come luci o porta computer.
Manubrio Elite VR-C: il più deludente tra i componenti proposti. Sicuramente rigido, ma privo di passaggi interni dei cavi, con impugnatura tonda e piccola. Una forma strana (molto racing): drop compatto e reach elevato.
Trek Émonda SL6 Disc Pro Axs – conclusioni
Può essere considerata una bici da salita? A mio parere no. Perlomeno non la SL6. Le manca una precondizione fondamentale. La leggerezza. Con i suoi 8,5 kg (pedali inclusi), pesa più della vecchia Galileo con freni a pattino sul cerchio.
In salita da sfogo a progressioni ritmate e fuorisella costanti e decisi, ma non è una rampa di lancio per lo scatto fulminante.
A mio avviso è più una bici da passista-scalatore (quale mi considero per poter mascherare l’inconsistenza sia in una che nell’altra situazione). Il lavoro di Trek sull’aerodinamica dei tubi di questa versione sembra volerlo far intendere.
Rigida, ma confortevole, la Trek Émonda è una bici da corsa, punto. Una moderna, tecnologica, elegante bicicletta da corsa. Non deve essere endurance per farti andare lontano. Non deve essere aero per farti andare veloce. La bicicletta giusta per le classiche di un giorno. Quelle che faccio tutte le domeniche.
Era ora che ricominciassi a scrivere un pò e smettessi di pedalare di continuo…. 🙂 🙂 🙂
Sai che non me ne intendo ma mi sembra un Gran Bel Nuovo Giocattolino !!!!
Bravo SOCRATE !!!