Vita da commuter in bicicletta

Commuter in mountain bike lungo le creuze di Genova per andare al lavoro
Fare il commuter in bici a Genova vuol dire anche “creuze”

Non sono un sostenitore dell’uso della lingua inglese a scapito dell’italiano. Preferisco usare parole autoctone, quando esistono e comunicano con profondità e ricchezza il concetto che si vuole esprimere.
La parola inglese commuter si traduce in italiano semplicemente con pendolare. Ma in italiano l’immagine del pendolare (come conferma il dizionario Treccani) rimanda soprattutto a spostamenti con mezzi pubblici, in parte a quelli privati, per nulla alla bicicletta. E poi, se il pendolare risiede per definizione in un luogo diverso da quello del lavoro, faccio fatica a considerarmi tale, dovendo coprire meno di 3 km di strada per arrivare in ufficio.
Insomma, non mi ritrovo nell’immagine del pendolare. Forse, in quella del commuter.

La scelta della bici

Dopo un pensiero non ben definito che aleggiava nella mia testa da tre anni, ho iniziato la mia esperienza da commuter a metà gennaio e nelle prime tre settimane ho usato tre biciclette diverse, andando al lavoro in bici per tre giorni alla settimana. Questo numero tre che ricorre, dovessimo credere al suo simbolismo, ben rappresenta il senso di passione ed energia che provoca lo spostarsi in bicicletta.

Bici commuter: urban singlespeed

I primi giorni ho usato la Uptown: bici urban singlespeed, nata per l’uso in città. Dopo gli ultimi aggiornamenti, ora ha a bordo tutto il necessario per far fronte agli imprevisti del pedalare. In sella e si parte.
Genova è una città arroccata tra il mare ed il monti, lo sappiamo. Salite e discese.
La salita che mi conduce a casa è lunga poco più di 2 km, con un dislivello di 130 metri ed una pendenza media del 6,3%.
Non è certo insuperabile, ma sicuramente poco adatta ad essere affrontata due volte al giorno con una singlespeed. Soprattutto per il rischio che lo sforzo elevato della pedalata fuorisella provochi una sudorazione eccessiva, sconveniente alla convivenza sul posto del lavoro.
Fortunatamente il clima è freddo, la temperatura si aggira tra i 3 e d i 5 gradi e la traspirazione rimane sotto controllo.
Al terzo giorno, il collarino della leva del freno a disco Hope, si rompe e, al di là delle considerazioni di cui sopra, la bici è costretta ad una sosta tecnica in attesa della riparazione.

Bici commuter: front in acciaio

E’ con piacere che comincio la seconda settimana con la Orange P7.
Una bici che ho amato tanto, compagna, tra le altre cose, di un tour sulle Alpi Marittime alcuni anni fa, rimasta inutilizzata da parecchio tempo. Forse tre anni.
Approfitto del gommone da 2″40 e della forcella (scarica dopo anni di utilizzo) per infilarmi nelle scalinate e sulle ripide discese che fendono la collina. Percorrere le tipiche “creuze” liguri è un’esperienza divertente. Ti regala quella piccola dose di adrenalina e gioia che predispone con ottimismo all’inizio della giornata.
Mi ha fatto riapprezzare il piacere della guida della mountain bike.
Oltre al fascino imperituro dei tubi in acciaio dal diametro ridotto e dalla forma senza fronzoli. Non c’è aerodinamica, non c’è sovrapposizione di strati di materiale, non ci sono sigle ed acronimi che promettono mirabolanti novità progettuali e tecniche.
Venerdì sera mi dedico ad ultimare la manutenzione alla mia front: dopo aver applicato la pasta grippante sul tubo sella che tende a scivolare (un difetto cronico di questo telaio), cambiato i cavi dei deragliatori, sostituisco la catena e, quando penso di aver finito, mi accorgo di un raggio rotto nella ruota posteriore.
Bici ferma in attesa del ricambio.

Bici commuter: gravel

Così inizio la terza settimana cavalcando la Kalima gravel. Questa volta nessun problema meccanico bloccherà la bici in riparazione. Solo tanto fango accumulato dall’ultima uscita in fuoristrada. Un po’ di bosco in giro per la città.
Questo tipo di bicicletta è forse la più adatta per gli spostamenti in città, per posizione di guida, corretta disponibilità di rapporti, dimensione dei pneumatici e possibilità di installare i parafanghi.
Dovrò solo montare degli pneumatici meno tassellati sulle ruote di riserva, soprattutto per preservare quelli da sterrato per le uscite su terra e ghiaia.

Le infrastrutture per il ciclista urbano

Si è fatto un gran parlare di piste ciclabili, corsie ciclabili e nuovo codice della strada. Qualcuno ne ha tratto visibilità. I mass media hanno cavalcato il tema e banalizzato come al solito.
Il risultato è che in periferia le poche strisce rosse esistenti sono più un rischio che un’opportunità. A causa delle auto parcheggiate ai lati, da cui ti aspetti che esca sempre fuori il guidatore, spalancandoti la porta addosso. A causa delle vetture in sosta sulla pista, che ti obbligano a fermate e cambi repentini di traiettoria.
La verità è che Genova (e con lei probabilmente molte città italiane) è completamente priva di strutture per chi vuole spostarsi in bicicletta. E’ pietrificata in una situazione antica, incapace di promuovere il cambiamento. Di pensare e suggerire qualcosa di nuovo.
Non esiste una rastrelliera dove parcheggiare, al sicuro, la propria bicicletta. Non la trovi al centro commerciale (off-limits per il ciclista), nelle zone commerciali tradizionali, in piscina, in stazione.
Ti affidi alla disponibilità individuale di una appassionata che ti vuole aiutare, ospitando la tua bicicletta in un locale appartato in piscina, oppure alla solita catena, ammesso di trovare un palo a cui legarla, sempre bene in vista, perché non si sa mai…
Per non parlare degli, inesistenti, incentivi fiscali per chi decide di spostarsi quotidianamente in bici sul tragitto casa-lavoro. Il Bike to Work Scheme, attivo da parecchi anni nel Regno Unito, in Italia è assolutamente assente dall’orizzonte politico.

Il kit quotidiano

Affrontare un percorso in biclettta, seppure breve, richiede di essere preparati ad affrontare qualche imprevisto ed esigenze specifiche.
La questione più importante da affrontare è sicuramente quella delle luci. La legge richiede al ciclista di rendersi visibile nelle condizioni di scarsa o nulla visibilità.
Al posteriore, non è detto che una luce rossa basti. Una luce fissa accoppiata ad una lampeggiante, sono la soluzione che preferisco.
Sul manubrio è bene che ci sia spazio per una luce in grado di proiettare un bel fascio luminoso. In città l’illuminazione pubblica e i fari delle auto potrebbero essere sufficienti per illuminare la strada da percorrere. L’esigenza è quella di farsi vedere, da qualche pedone distratto oppure da un’auto che si immette da una strada laterale.
Un kit per riparazioni, con un mini tool ed tutto il necessario per sostituire (e gonfiare) un pneumatico, è un altra dotazione che non può mancare. In generale, meglio non risparmiare nella scelta di questa attrezzatura. Una pompetta che non gonfia è un’esperienza credo condivisa da tanti ciclisti. Meglio prevenire.
Nello zaino, infine, non può mancare un paio di pantaloni antipioggia ed una catena solida.

I vantaggi

Se l’attività fisica quotidiana è importante, quale miglior occasione di trasformare un tempo inutile (quello speso nello spostamento) in un tempo utile per la propria salute e condizione fisica.
Il riscaldamento globale è oramai un fatto conclamato e sempre più preoccupante. Qualche piccolo gesto per contribuire a contenere le emissioni dovrebbe rientrare nel quotidiano di ognuno di noi. Un impegno per riconquistare una maggiore vivibilità delle nostre città.
Forse l’esempio può creare emulazione. Chissà quante auto e quanto inquinamento (sonoro ed atmosferico) in meno avremmo sulle nostre strade, se tutti coloro che abitano entro un raggio di 5 km dal loro luogo di lavoro, usassero la bici o i loro piedi per andare a lavorare, due o tre giorni alla settimana.
C’è inoltre anche un doppio aspetto economico. Innanzitutto un piccolo risparmio sui carburanti. Su base annua non è certo una cifra che fa la differenza, ma “l’é mêgio o pöco che o ninte”.
In secondo luogo, una relazione preferenziale con i negozi di prossimità per i propri piccoli acquisti quotidiani. Fare spostamenti di chilometri riacquista un significato in termini di tempo ed energia. Non sempre un prodotto in promozione vale la pena della fatica aggiuntiva.
Alla fine, a causa dei prezzi più cari dei beni acquistati, probabilmente il bilancio si chiude con un semplice pareggio, ma ne giova il tessuto economico-sociale più vicino a noi.
Infine, andare in bicicletta al lavoro è semplicemente divertente.

Arrivare al lavoro

Sono molte le frasi sul viaggio attribuite a scrittori e personaggi famosi. Tra le più conosciute, molte hanno in comune la riflessione che la felicità sta soprattutto nel viaggio e non nella meta.
Appoggio la bicicletta, avvio il pc…come non condividere questo pensiero?


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