Lunga. Ripida. Elevata. Assolata. Solitaria. Selvaggia.
Una striscia d’asfalto maestosa ed indifferente.
Prati verdi che oscillano al vento. Granitiche cime grigie. Un immenso cielo blu.
Gocce di sudore sul telaio.
I campanacci delle mucche al pascolo.
Il Pirata sui pedali.
La salita al Colle Fauniera.
Il versante di Demonte – Valle Stura
Sono tre i versanti del Colle Fauniera: Valle Maira (tramite il Colle d’Esischie), Valle Grana e Valle Stura.
Difficile stabilire quale sia il più duro. Sicuramente, quello dalla Valle Stura, con inizio da Demonte, è il più lungo e con il dislivello maggiore: 24,7 km per 1.701 metri.
Un rapido confronto, per coglierne l’importanza e la difficoltà: i 42 tornanti del Passo dello Stelvio da Bormio salgono un dislivello di 1.460 metri.
I tornanti del Colle Fauniera sono 17 (salvo errori di conteggio).
Risalire la Valle Stura di Demonte
Oggi ho deciso di fare un bell’anello. Partendo da Cervasca, sono circa 90 km.
Immaginavo che la Strada Statale 21 della Maddalena, che risale interamente la Valle Stura di Demonte, fosse trafficata. In realtà è un vero pericolo percorrerla in bicicletta. Stretta, straboccante di camion, rumorosa ed inquinata.
Sulla sinistra, trovo una ciclabile. Sembrerebbe la soluzione, ma dopo poche centinaia di metri è già finita.
Avevo preparato una traccia su Komoot, più per calcolare distanza e dislivello, che per la reale intenzione di seguirla. Mi viene in mente di dargli un’occhiata. La capacità di calcolo di questa applicazione mi sorprende ancora una volta, per il suo essere ritagliata sulle esigenze del ciclista. Anche in questo caso le direttrici principali, con prevedibile grande traffico veicolare, vengono scartate a favore di percorsi alternativi.
Cerco di intercettare l’itinerario, ma non è facile seguire le indicazioni tirando il cellulare fuori e dentro dalla tasca. Infatti, inizialmente sbaglio direzione. Poi, tornato sulla Statale 21, individuo il bivio e mi tolgo dal traffico.
Così scopro l’Itinerario Ciclabile Valle Stura, che percorre la Strada Provinciale 337, risalendo il lato idrografico destro della valle.
Il traffico di auto è quasi nullo, essendo consentito solo ai residenti locali. La strada è ombreggiata. C’è qualche salitella che la rende un interessante riscaldamento muscolare. Qualche curva per divertirsi.
Un avvicinamento che rischiava di essere una noia mortale (nel senso letterale), diventa una piacevole passeggiata di scoperta.
Colle Fauniera: il Vallone dell’Arma
Arrivato a Demonte, ritrovo una lunga fila di tir incolonnati, a causa del passaggio alternato nella stretta strada principale del paese. E’ veramente triste vedere un paese di montagna assediato da questi bestioni fumanti.
Trovo il bivio per il Colle Fauniera e comincio la mia arrampicata.
I primi 10 chilometri sono quello che ti aspetti da una salita alpina: alcuni strappi violenti in una ascesa complessivamente pedalabile con anche un paio di graditi falsipiani.
Una volta superata la centrale idroelettrica di San Giacomo ed usciti dal bosco, si apre finalmente la vista sul Vallone dell’Arma.
Il sentimento è contrastante: la gioia per la visione delle spettacolari vette in fondo alla valle viene smorzata dalla chiara percezione della loro lontananza.
Percorrendo i due ravvicinati tornanti a 1.450 metri, capisci definitivamente di essere del gatto. Ci sono ancora circa 12 chilometri e 1.000 metri di salita. Cominci a desiderare se non proprio una telecabina, almeno una via ferrata.
Colle Valcavera
Vedo davanti a me due ciclisti. Li raggiungo e sto qualche metro con loro. Sono stranieri. La fatica ci impedisce di socializzare. Provo ad allungare. Non ho la forza per un altro tentativo. O va questo, oppure faccio la figura del presuntuoso. Si staccano entrambi. E così prendo fiducia.
Siamo nei pascoli, silenziosi e solitari. La giornata è calda, ma non insopportabile.
In questa zona non c’è acqua. Mentre nei primi chilometri ci sono diverse fontane, dopo San Giacomo se ne trova solo una al Rifugio Carbonetto. Mentre la supero, controllo la mia riserva; ce la posso fare fino al colle.
Scruto l’orizzonte per capire dove voglia andare la strada. Il suo andamento è misterioso ed anche un po’ incomprensibile. Devo andare a destra e la strada continua ad andare a sinistra. E lo fa senza risparmiare passaggi prolungati su pendenze importanti.
In realtà, la strada del Vallone dell’Arma nasce per servire il Colle Valcavera, situato a 2.416 metri di altitudine, poco ad est rispetto al Colle Fauniera. Solo in seguito arriverà la strada che lo collega con il Santuario di San Magno, attraverso il Colle Fauniera.
Arrivato al Valcavera, mancano solo una settantina di metri di dislivello, ma non mi fido.
Colle Fauniera: l’arrivo
Pedalo circospetto sull’asfalto ondulato. Non ci credo di essere arrivato. Ci deve essere un inganno.
La strada taglia in due un bastione roccioso. Potrebbe esserci un sentiero in terra invece che questa stretta striscia di asfalto. Detriti grigi di materiale franoso a bordo strada.
Ancora non si vede il monumento a Pantani. L’avevo detto che c’era un inganno.
Mi alzo sui pedali. Ci sono. Posso prendere un po’ di respiro: nessuna traccia dei due ciclisti stranieri.
Prima della discesa, un rapido passaggio al Colle d’Esischie. La foto ricordo è il mio promemoria per ritornare.