Colle di Sampeyre – doppio saliscendi al cospetto del Monviso

La vista del Monviso in cima al Colle di Sampeyre
Scusate il primo piano…

La delusione per il mancato obiettivo al Tour des Stations non ha interferito con i miei programmi ciclistici estivi. Dopo qualche giorno di riposo, come non approfittare delle ferie in Val Varaita, per ritornare sul Colle di Sampeyre?
L’ultima volta era il 2017 o 2018, dal versante di Stroppo in Val Maira con discesa su Sampeyre.
Quest’anno provo il doppio versante: niente pianura, niente classico giro ad anello, solo salite e discese.

Il Re di Pietra

La massificazione delle mete turistiche e la loro continua sovraesposizione fotografica sui social ha risparmiato il Colle di Sampeyre. Probabilmente anche la scarsa frequentazione del Giro d’Italia lo ha lasciato in secondo piano tra i colli alpini ciclabili.
La Carovana Rosa ha scollinato la sua vetta due volte. La prima nel 1995, nel corso della 19° tappa, la famosa tappa accorciata per le slavine sul Colle dell’Agnello, ed una seconda nella diciottesima tappa dell’edizione 2003.
Purtroppo, chi volesse rivivere sui pedali l’emozione di quelle due tappe, non può più farlo. La strada del Vallone di Elva (un capitale per spettacolare bellezza e sapienza costruttiva artigiana), percorsa in entrambe le occasioni dal Giro d’Italia, è chiusa dal 2014, per necessità di una sua messa in sicurezza. Un danno per le popolazioni alpine locali e per il tanto decantato patrimonio nazionale, al quale si spera venga posto rimedio.
Lungo la prima salita di giornata non incontrerò neppure una bicicletta. Non so se essere dispiaciuto per la fama mancata di questo colle, oppure godere nel vedere conservato un piccolo angolo di montagna. Propendo per la seconda.
Vi confesso che non provo neanche il timore di comprometterne il genuino e rustico isolamento, non essendo certo queste mie sconosciute poche righe a poterne decretare la notorietà.
Ma se volete conquistarvi, con il piacere della fatica, un posto in prima fila di fronte alla maestosa vetta del Re di Pietra, il Monviso, mettete questa salita nel vostro calendario.

Colle di Sampeyre: versante di Sampeyre

La salita del Colle di Sampeyre dal versante nord della Valle Varaita
Sono 15,8 km dal ponte sul torrente Varaita

La settimana prima di ferragosto è stata fresca a Sampeyre, ma si può affermare che la salita al colle, cominciata alle 9 meno dieci, sia stata addirittura fredda.
Il bosco che avvolge la montagna, soprattutto nella prima parte, è molto fitto. L’ombra costante durante tutta la giornata e la sua temperatura mi hanno portato alla memoria l’attraversamento della Foresta Umbra.
Mentre spingo sul primo tornante, sento un po’ di bruciore ai polmoni, a causa di questa inattesa frescura. Il computer della bici indica 10°.
La pendenza non è mai eccessiva, ma concede molto poco respiro.
Mentre le conifere diventano protagoniste del bosco, si aprono alcune belle viste sui pascoli. Qualche balcone sulla Valle Varaita. Diversi sentieri si dipartono lungo la strada.
Ci sono solo 6 tornanti sui 16 km della salita. A dire il vero, non sono neanche di quelli che ti consentono di rifiatare. Oserei dire che sia una peculiarità delle salite di questo angolo cuneese, questa scarsità di tornanti.
Di solito l’origine militare è garanzia di incedere regolare e sinuoso. Evidentemente chi ha costruito queste strade aveva fretta di arrivare in cima…
Fortunatamente l’asfalto è stato rinnovato per ampi tratti. Qualche buca rimane, ma niente in confronto alla rischiosità di quando la affrontai in discesa qualche anno fa.
Esauriti i tornanti, la salita rimane ancora poco panoramica. Sembra che ti voglia riservare la sorpresa alla fine.
L’ultima curva a sinistra apre finalmente la vista sul Monviso. Da qui sono poco più di 3 chilometri, un traverso in costa, che sul finale passa sotto una parete rocciosa.
Ci siamo. 1 h 48′ 09″. Ho spinto abbastanza bene, senza mai andare in affanno. Mi guadagno il 377° tempo sui 1.127 che sono saliti quest’anno (registati su Strava).

Colle di Sampeyre: versante di Stroppo

L'altimetria della salita al Colle di Sampeyre dal versante sud di Stroppo
Un po’ più lungo il versante di Stroppo: 18,1 km

Scendere un versante per poi risalirlo ti lascia capire cosa ti aspetta. Non so se sia precisamente una bella idea. Mentre scendo con in faccia le vette della Valle Maira, mi appare chiaro che la parte più difficile della salita sia quella finale: per la pendenza e per l’esposizione sul crinale degli ultimi chilometri.
Le statistiche ed i grafici sull’altimetria ci svelano qualcosa, ci anticipano la natura della salita, ma ogni ciclista sa che ogni ascensione ha la sua storia.
Dipende dallo stato di allenamento, dalle condizioni meteo, dal vento, dal tipo di fondo e soprattutto da quante sono e dove posizionate le rampe più secche. Quelle brevi, che si appiattiscono e si nascondono nelle medie statistiche. Quelle che riconosci prima che il gps le abbia calcolate. Quelle che ti fanno desiderare di non essere lì in quel momento.
Arrivato in fondo alla discesa al bivio sulla Strada provinciale 422 della Valle Maira, mi riposo qualche minuto, mangio una barretta e riparto.
Dopo un chilometro e mezzo si incontra la bella frazione, restaurata e ben conservata, di Paschero, capoluogo del comune di Stroppo. Nella piazzetta c’è una fontana, è bene approfittarne, perché quella successiva (a San Martino, credo di ricordare) non è utilizzabile.
Da sotto si vede la graziosa chiesetta romanica di San Peyre ergersi sul prossimo tornante.
La salita prosegue ripida nel bosco: mi concentro sullo schermo del gps, controllando la cifra dell’altitudine. Ogni 100 metri guadagnati, un piccolo sollievo.
Dopo circa 4,5 km, all’altezza della frazione Cucchiales, la strada si placa, gira intorno al monte, c’è anche una breve discesa. Il fondo in questo tratto è veramente brutto, quasi sterrato.
Sono 4 chilometri di relax. Troppi in una salita così dura. Se questi chilometri avessero uno o due gradi in più di pendenza, ci troveremmo meno dislivello in seguito.
Infatti, appena passata la borgata di San Martino, inizia l’inferno.
Sono 9 km per 8 tornanti. E 830 metri dislivello. Con una VAM discreta sono ancora un’oretta di pedalata.
Ormai fa caldo. Il bosco di conifere piano piano mi abbandona. A destra si vede il vallone di Stroppo.
Sto perdendo un po’ dello slancio della prima parte. Ora, guardare la quota, che sale lentamente, mi infastidisce. Così come due francesi con la mountain bike elettrica che nel superarmi mi fanno il verso di uno che soffia per lo sforzo. Io sono compostissimo e non soffio. Vorrei tanto dargli una coltellata ai pneumatici a ‘sti due coglioni. Mi distraggo concentrandomi sul Colle della Cavallina. Che infatti arriva poco dopo. Uno dei due coglioni è lì, sdraiato sul muretto del rifugio, che guarda il cellulare, al mio passaggio mi dice “Bravo!”. Non so se considerarlo ancora uno sfottò od un incitamento. Abbozzo un sorriso infastidito e tiro dritto.
L’ultimo tornante, ancora una volta nessuna indicazione per il Colle di Sampeyre, e sono sul crinale tra Vallone di Elva e Vallone di Stroppo.
La vista è bellissima. Il Pelvo di Elva e le cime circostanti, il Monviso che comincia a fare capolino.
C’è un po’ di vento, lo temevo. In certi punti è addirittura a favore. Inaudito.
Le famose rampe nascoste sono tutte qui, negli avvallamenti della strada irregolare. Ho bevuto poco. Sono stanco.
Finalmente sono in cima per la seconda volta al Colle di Sampeyre.
Ci ho messo 1 h 56′. Non male, ma guardando i valori del cardio a posteriori, sono stato un po’ troppo nella zona comfort. La fatica del Tour des Stations in qualche maniera si sta facendo sentire…

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