L’essenza del ciclismo: la bicicletta gravel

Con la bicicletta gravel nei prati

La parola gravel è sulla bocca di tutti, nella crescente comunità ciclistica.
Il Giro d’Italia di quest’anno ne ha suggellato il successo. La 9ª tappa del Giro d’Italia 2021, che si è conclusa a Rocca di Cambio percorrendo i 1.600 metri finali sulla ghiaia, ha scatenato i corridori e gli appassionati ed attirato l’attenzione del pubblico dei non tifosi.
Anche l’11ª tappa, arrivata a Montalcino, è passata per 35 chilometri sugli sterrati delle Strade Bianche.
E’ vero che altri precedenti recenti, al Giro, non mancano: lo sterrato del Colle delle Finestre è stato, per ben quattro volte, teatro di epiche battaglie e fughe solitarie che sono entrate nella storia di questo sport. Ma la parabola del gravel, in questa stagione, è probabilmente al suo apice.
Ma cosa è il gravel? Un tipo di bicicletta? Uno stile di vita? Una moda? Una disciplina ciclistica? In questo articolo affronteremo una analisi di tutto ciò, andando alla ricerca della vera natura del gravel.

Cosa è il gravel: la bicicletta

In questa disamina, per capire meglio cosa è il gravel, partiamo dall’esame della bicicletta.
La bicicletta gravel nasce dall’ibridazione del telaio della bicicletta da corsa con quello da ciclocross.
In questo processo, ha giocato una forte influenza anche la mountain bike. Potremmo affermare che, senza l’esperienza che i costruttori hanno sviluppato nella progettazione e realizzazione dei telai da fuoristrada, difficilmente assisteremmo oggi a questa evoluzione.
Non a caso, una delle prime aziende ad aver proposto sul palcoscenico internazionale questo nuovo tipo di biciclette, contribuendo in maniera decisa alla nascita di un nuovo mercato, è stata GT, storica azienda dell’offroad, con il suo modello Grade.
Vediamo ora nel dettaglio le caratteristiche dei telai da corsa, da ciclocross e gravel.

Il telaio della bici da corsa

Il telaio della bici da corsa è costruito per essere scattante e mantenere la velocità raggiunta. In questo compito, grande importanza viene attribuita alla rigidità del telaio stesso ed alla sua leggerezza.
Il corridore assume una posizione adatta a fendere l’aria, grazie al tubo sterzo con altezza contenuta. Per trasferire tutta la potenza al retrotreno, il carro posteriore deve essere corto.
Il tubo piantone inclinato in avanti (“in piedi” in gergo) gioca un triplice ruolo: in primo luogo, aiuta ad esprimere una pedalata efficace, secondariamente, agevola la distribuzione avanzata del peso nelle salite ed, infine, sospinge in avanti in busto dell’atleta nella ricerca della posizione.
Il passo totale della bicicletta è un compromesso tra stabilità alle alte velocità e agilità. Ma è sempre meglio privilegiare la vivacità della bici. Una bici troppo lunga o con angoli “seduti” non reagisce prontamente agli scatti.
Spesso il tubo orizzontale è inclinato, per ridurre le flessioni del triangolo anteriore e rendere ancora più scattante la bici.
L’obiettivo è ricercare la massima efficienza, non il comfort.
Queste caratteristiche generali del telaio da corsa possono ovviamente variare, alla luce delle scelte del corridore (in caso di telaio personalizzato su misura) oppure del segmento specifico al quale appartiene la bici in esame (aero, da salita, endurance..). Nella nostra descrizione ci riferiamo ad una bici che al giorno d’oggi appartiene alla categoria “race”.

Il telaio da ciclocross

Il telaio della bici da ciclocross è anch’esso un telaio da competizione.
Le gare si svolgono sui prati, nel fango e su sentieri mediamente dissestati, attraverso i boschi. Nei percorsi tortuosi che caratterizzano queste gare brevi con poca tattica, gli scatti e i rilanci sono continui. Le velocità non sono mai elevate. Per questo motivo, bisogna cercare il giusto compromesso per ottenere maneggevolezza, stabilità in discesa e trasmissione della potenza. Il mantenimento della velocità per lungo tempo non è un obiettivo ricercato.
Ma sono soprattutto il fango e gli ostacoli del percorso a condizionare la geometria del telaio. Per non toccare le radici o le asperità, talvolta anche artificiali, poste lungo il percorso, la scatola del movimento centrale si trova più in alto rispetto a quella da strada. I foderi del carro posteriore sono distanziati tra loro, per consentire l’uso di pneumatici più larghi e la rotazione della ruota nonostante l’accumulo di fango. Come conseguenza, il carro posteriore si allunga, anche perché il tubo verticale deve inclinarsi un po’ di più all’indietro, per permettere una corretta distribuzione dei pesi sul posteriore che doni la giusta motricità alla pedalata nel fango e un corretto equilibrio in discesa.
Il tubo sterzo è più alto e rilassato: non serve stare bassi per cercare le alte velocità. Meglio avere stabilità nelle discese su fondo irregolare.
Il tubo orizzontale è parallelo al terreno per permettere ai corridori di mettere la bici in spalla, nei tratti di portage.

Il telaio della bici gravel

Una bici gravel tendenzialmente non è una bici da competizione. Anche se alcune manifestazioni agonistiche si stanno diffondendo, si tratta pur sempre di esperienze fondamentalmente endurance, in cui l’ingrediente principale è l’avventura più che la velocità.
Quindi gli aspetti che si privilegiano sono la comodità e la stabilità.
La bicicletta è lunga per essere stabile ed avere spazio “a bordo”. Lo sterzo è alto per una posizione di guida comoda e il suo angolo è aperto per aumentare la stabilità lungo le discese sterrate. Anche il trail (combinazione tra angolo di sterzo ed avancorsa della forcella ed indicatore sintetico della stabilità di un mezzo a due ruote) è piuttosto elevato. Sicuramente più di quello di una bici da corsa e di una bici da ciclocross. Il tubo sella ha una angolazione non dissimile dalla bici da corsa, per compensare la rilassatezza dell’avantreno e darle un minimo di vivacità in pianura ed in salita. Il movimento centrale è anch’esso su quote stradistiche: il baricentro basso segna un altro punto a favore della stabilità.
E’ chiaro che non siamo di fronte ad una scattista, ma ad una macinatrice di chilometri, a suo agio sia sull’asfalto che sullo sterrato.

La variabile pneumatici

Oltre alle differenze di impostazione nel telaio, non dobbiamo dimenticarci dell’influenza che il tipo di pneumatico utilizzato produce sulla pedalata e sulla resa della stessa. L’elemento di contatto con il terreno ha un’importanza cruciale, nel comportamento dinamico della bicicletta.
Da qualche anno, la tendenza di cercare un po’ di comfort su bici da strada e ruote in carbonio sempre più rigide, ha portato ad adottare anche sulle bici da strada sezioni di pneumatici superiori rispetto ai tradizionali 23 mm. Le biciclette moderne utilizzano pneumatici da 25, 28, anche 30 mm. Il conseguente risvolto è stato l’aumento di trazione (leggasi grip o resistenza al rotolamento).
Le gravel portano questa frontiera ancora un po’ più in là. Si parte da 35 per arrivare anche a 50 mm.
Tutte questo vuol dire: peso da far ruotare e frizione sul terreno (soprattutto con pneumatici con tassellatura generosa).
Ogni bici è un equilibrio tra vari elementi e la bici gravel, ibrida per definizione, non sfugge a questa regola.

Gravel e mountain bike

Nonostante la più marcata somiglianza alla cugina da strada, la bicicletta gravel ha dei tratti in comune con la mountain bike: sia nella realizzazione che nell’utilizzo. Di seguito vediamo quali.

I componenti in comune

La bicicletta gravel spesso monta una corona singola anteriore, con 11 o 12 rapporti posteriori. Questa dotazione è frutto di una esperienza maturata nel mondo delle ruote grasse. Qui, da tempo, le aziende hanno sviluppato un insieme di componenti precisi (cambiate regolari), efficaci (rotazione regolare della catena) e sicuri ( nessuna caduta della catena stessa). Tutto questo applicato a telai che hanno dovuto evolversi anch’essi, tenendo conto di nuovi ingombri, misure e passaggi, fino ad allora mai sperimentati.
Con la singola, possiamo dire che maggiore attenzione sia posta soprattutto ai rapporti da salita e alla loro capacità di assisterci su pendenze elevate. E’ vero, quindi, che si perde qualcosa in termini di spinta in piano. Su tali mezzi, però, i passaggi su asfalto pianeggiante sono da interpretare più come trasferimenti che come una tappa a cronometro. Quindi, nella realtà d’uso, si perde ben poco.
Anche l’uso dei freni a disco e dei perni passanti per il bloccaggio delle ruote, che ne sono una conseguenza diretta, discende dalla mountain bike.
Questa contaminazione ha recentemente coinvolto tutto il settore strada, ma la sua origine è indiscutibile. Così come indiscutibili ne sono i vantaggi, nell’uso su strade e terreni fangosi e polverosi.

Differenze nell’utilizzo

Quali sono, allora, le differenze d’uso di una gravel rispetto ad una mountain bike front XC? Sono in tanti, anche tra gli amici, a chiederselo.
Talvolta il loro utilizzo si sovrappone. Soprattutto affrontando percorsi brevi, prevalentemente su fuoristrada facile.
La prima differenza sta nella decisamente superiore capacità della gravel ad affrontare i tratti non sterrati. Qui la gravel vince (in discesa, in salita ed in piano, indifferentemente) grazie alla posizione di pedalata più efficiente.
Il secondo punto a suo favore la gravel lo segna nelle stradine secondarie, dove la manutenzione del fondo è precaria. Questo è il regno indiscusso della gravel.
In fuoristrada, affrontando discese e salite tecniche, la mtb front è sicuramente più adatta, ma vuoi mettere la soddisfazione di superare un ostacolo con un telaio rigido “da corsa” e un manubrio drop-bar da 42 cm.?

Gravel: le mille interpretazioni

Malgrado che sia una disciplina ciclistica giovane, il gravel presenta diverse declinazioni.
E’ ormai tipico atteggiamento delle aziende esplorare i segmenti, creare diverse nicchie, miscelando tutte, o quasi, le opzioni disponibili. In questo modo, ogni ciclista trova una risposta quasi personalizzata alle sue esigenze ed esprime, secondo il proprio sentire, l’appartenenza al movimento.
Siamo nel 2012-2013 quando le prime aziende del settore (mi viene in mente Salsa Cycles tra tutte) propongono le loro prime gravel, evolvendo le loro realizzazioni sempre all’avanguardia, oserei dire provocatorie, per il mercato italiano di allora. Per chi proponeva bici 29 pollici, singlespeed, con telaio in acciaio, bici destinate a pedalatori eccentrici, turisti allenati per gli sconfinati territori americani, la gravel era semplicemente nel DNA.
Poi vennero i marchi storici della mountain bike (la già citata Gt Bicycles) che diedero a queste biciclette un aspetto più gradito all’allora tradizionalissimo pubblico degli “stradisti”. Comparve l’uso del carbonio e l’aspetto divenne più simile ad una bici da corsa, anche se, freni a disco, pneumatici larghi e geometria rilassata erano categorie ignote a chi, all’epoca, rimaneva affascinato dalle prime e seconde generazioni di inutili biciclette aerodinamiche.
Da allora, le categorie di gravel sono praticamente infinite: si va dalle aero gravel da competizione ( 3T Exploro) alle bici da turismo (il cosiddetto bikepacking), telai in carbonio, alluminio, acciaio, con ruote da 700C, 29″, oppure 27,5″, corona singola, doppia. Ognuno interpreta a suo modo questo mondo.
In tutto questa scelta, tornando all’interrogativo iniziale, io una risposta alla domanda “che cosa è il gravel”, me la sono data. Ho anch’io la mia interpretazione e ve la racconto tra poco.

Cosa è il gravel per me.

L’ho dichiarato nel titolo. La bicicletta gravel è la più pura essenza della bicicletta. E’ l’interpretazione più vero del ciclismo. Perché ci riporta ai tempi mitici. Di quando le bici pesavano il doppio di quelle attuali. Di quando le strade erano quasi tutte non asfaltate. Per un attimo sei proiettato nelle imprese leggendarie del ciclismo. Sei Fausto Coppi durante la Cuneo-Pinerolo. Semplicemente salendo un tornante sterrato dietro casa.
Riscopri i tuoi luoghi, pedalando su strade sconosciute che sono lì da sempre. Incurante dello stato del fondo stradale e di dove porti la strada. Sorpassi Moser e poi Ballerini nella Foresta di Arenberg, ai primi ciottoli che incontri in campagna.
Ammiri i paesaggi di sempre da un angolo diverso.
Ti infili con garbo nella natura e nella storia di posti sconosciuti, viaggiando in esplorazione curiosa.
Lasci che la pioggia ti bagni, salendo in mezzo alle nuvole basse, non curante della fragilità di una bici che infatti fragile non è.
Pedali nel silenzio della tua mente. L’essenza del ciclismo.

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