Il bello delle uscite con la gravel è che parti con l’idea di fare un giro e finisci per farne un’altro. Talvolta le variazioni sono consapevoli e cercate, talaltra sono casuali ed improvvisate. Il percorso gravel sulle alture di Genova che vi racconterò è la combinazione di entrambe le casistiche.
Stamattina sono partito abbastanza tardi e l’idea era quella di salire al Santuario di N. S. della Guardia, lungo la ex Guidovia. Un grande classico per i biker genovesi. Ed un percorso adatto anche alla bici gravel.
Rientrato ieri da un viaggio di lavoro all’estero, ero combattuto tra la stanchezza (da smaltire con una bella dormita ristoratrice) e la voglia di pedalare. Il giusto compromesso sarebbe stato fare un giro breve: fare la salita e tornare indietro. Una volta uscito di casa, dentro di me sapevo già che non sarebbe finita così…
La frana
Per i non genovesi che dovessero leggere questo post, con l’intenzione di organizzare un’uscita gravel sulle alture di Genova, sappiate che lo sterrato della Guidovia comincia in località Gaiazza (nel comune di Ceranesi), mentre il tracciato storico parte dal fondo della Val Polcevera in località Serro.
Questo tratto, asfaltato, e che conduce alla suindicata località Gaiazza, è interrotto per frana da diversi mesi e quindi non percorribile. Sarebbe la strada più diretta, ma purtroppo bisogna cercare una alternativa.
Isoverde – lo sterrato di Gallaneto
Avendo a disposizione alcune soluzioni, decido di non prendere quella più diretta, ma allungo la strada, percorrendo un anello, di riscaldamento, potremmo dire.
Raggiungo Isoverde (nel comune di Campomorone), attraverso la località di Gallaneto per affrontare il breve tratto sterrato di Via Rutta.
Si tratta di una strada dalla sede ampia, propria di una carrabile, sicuramente non percorribile in auto, se non con un fuoristrada. Sotto la coltre delle foglie si intravedono tratti di un vecchio lastricato.
E’ solo un chilometro, ma percorrerlo richiede il suo impegno. Il fondo è molto irregolare, pietroso e, soprattutto in questa stagione, ampiamente coperto da fogliame. Meglio mantenere un rapporto agile, per far fronte agli imprevisti: una pietra smossa, una radice nascosta, una lastra del vecchio selciato.
Pensare di scansare i ricci di castagne che ricoprono il fondo non è un’opzione reale. Mi affido alle proprietà del lattice.
A metà della strada, mentre una curva verso destra porta fuori dal bosco, bisogna alzarsi in piedi sui pedali, la pendenza aumenta e le pietre si fanno più fitte, fino ad arrivare ad una sezione impegnativa di roccia nera, a scalini, resa scivolosa dall’umidità.
Dopo poche centinaia di metri, sono sull’asfalto, poco sotto la Caffarella.
Il mio giro gravel sulle alture di Genova prosegue in direzione Gaiazza.
Gravel sulle alture di Genova: la Guidovia
Scendo sull’asfalto, attraverso il torrente Verde e salgo alla Gaiazza.
Da qui comincia la strada della ex Guidovia: una ex strada ferrata che sale con una certa costanza, disegnando ampie curve, fino alla sommità del Monte Figogna, sede del Santuario della Madonna di Nostra Signora della Guardia.
La strada è contrassegnata dalla presenza dei cordoli in cemento e delle relative rotaie. Lo stato di conservazione non è omogeneo in tutto il percorso. In certi tratti emergono le traversine di ferro che collegano le rotaie.
La maniera più efficace di affrontare questa strada è di pedalare sui cordoli di cemento: si procede veloci e si fa un bell’esercizio di equilibrio. Ogni tanto si è costretti a scendere, per una disattenzione o per un ostacolo.
La prima galleria, buia e molto dissestata al centro, richiede il massimo di attenzione e concentrazione.
Arrivo fino in cima, alla vecchia stazione di arrivo, e non posso mancare di completare la salita fino al Santuario, percorrendo l’ultimo tratto in pavé. Saranno meno di 300 metri, ma la pendenza che tocca il 18% e la nebbia, sempre presente in giornate come queste, rendono questo pavé un degno concorrente dei temibili muri delle Fiandre.
Borzoli: ancora sterrato
Appena iniziata la discesa sul pavé, ecco l’improvvisazione…dietro una fontana verde (che purtroppo non funziona), inizia una discesa sterrata che riporta in una delle ultime curve della Guidovia. La prendo. Un biker “elettrico” mi guarda, sorpreso, spuntare da quella discesa ripida, in fuorisella, mani basse sul manubrio.
Scendo ancora lungo la via ferrata, fino ad incontrare sulla mia sinistra una casa diroccata ai margini del bosco (Cà Bianca), giro a sinistra e comincio il sentiero, che procede in costa nel bosco e che porta, dopo qualche breve salita e discesa, al Bossaro.
I meritevoli gruppi che fanno manutenzione ai sentieri in zona hanno un pò esagerato, a mio avviso, nello scavare, pulire ed allargare, facendo affiorare più pietre di quelle che si trovavano una volta. D’altronde loro lavorano avendo come riferimento soprattutto all’impronta a terra e la potenza delle mtb a pedalata assistita.
Arrivato sull’asfalto, giro a destra e, dopo aver affrontato un saliscendi, arrivo in località Scarpino.
All’altezza della Trattoria Tucci prendo il sentiero sulla destra. Mi è sempre piaciuto questo tratto di sentiero: mosso, veloce, mette voglia di rilanciare…troppo breve…purtroppo.
Proseguo in discesa, ignorando il bivio secco a destra che porta al Monte Gazzo. Lo sterrato, segnato da solchi profondi, porta alla ripida discesa asfaltata di Via Monte Timone.
La fine del giro
La fine di un giro gravel sulle alture di Genova si corolla con una bella vista mare, affrontando la discesa di via Monte Timone.
La giornata è coperta, ma qualche raggio di sole tra le nuvole colora di argento la spuma delle onde.
Si sta alzando il vento. Le previsioni danno pioggia a breve.
Arrivo in fondo, costeggio il torrente Chiaravagna, in passato vittima della gestione della discarica soprastante.
Con i miei 42 km, le ruote infangate e la borraccia vuota, torno a casa soddisfatto.