Durante la bella esperienza di bike packing vissuta all’Abruzzo Trail, era emersa la necessità di un manubrio che permettesse alla leva del cambio di non toccare la borsa da manubrio.
Avevo bisogno di un manubrio con flare pronunciato, cioè con un’apertura verso l’esterno delle curve che sostengono i comandi e quindi una forma più larga (piuttosto diffusi nel mondo gravel). La scelta è caduta alla fine sul manubrio Ritchey WCS Venturemax.
Ritchey WCS Venturemax: caratteristiche tecniche
Più le forme dei manubri si complicano, più vanno esaminate con attenzione le caratteristiche tecniche e le dimensioni del componente stesso, durante la scelta del nostro manubrio ideale.
Quando, fino a qualche decennio fa, esistevano sostanzialmente due uniche forme di curva (una da pista ed una da strada), bastava considerare la misura di larghezza (di solito centro-centro del tubo), corrispondente a quella delle proprie spalle, misurate all’altezza dell’acromion.
Ora i fattori da considerare sono molteplici: drop, reach, angolo di curvatura, drop flare, flare out, back sweep e forma del profilo del tubo.
Il sito Ritchey è esaustivo al riguardo e permette di fare una scelta ben ponderata.
Il manubrio Ritchey WCS Venturemax ha le seguenti misure (illustrate nel disegno sottostante):
- drop: 102 mm
- reach: 75 mm
- drop flare: 24° – corrispondenti a 54,7 cm, nella misura 42 cm
- flare out: 6°
- back-sweep: 4,6°
- forma anatomica semi-aerodinamica nella parte alta
- forma bio-bend nella parte bassa
Analisi fisica
Il manubrio Ritchey WCS Venturemax è molto bello e curato.
Il peso è leggermente superiore a quanto dichiarato: 299 g contro 270 g
Le scanalature sotto la parte superiore sono molto utili per nascondere i tubi dei freni idraulici e la guaina del cambio. Altrettanto utili, ai fini di un montaggio corretto e simmetrico, i tratti centimetrati nella parte interna della piega, dove si posizionano i collarini di supporto delle leve.
Prova su strada
Tutta questa abbondanza di dati e numeri come si traduce nell’uso? Le prime pedalate sono un po’ circospette, ho l’impressione di non riuscire a gestire l’ingombro.
La prima prova si svolge su asfalto, con fondo bagnato ed irregolare, tipico delle stradine secondarie.
La presa alta sul manubrio è veramente ergonomica e comoda, grazie al back sweep. Per contro, questa retro piegatura avvicina un po’ troppo il manubrio Ritchey Venturemax nelle pedalate fuorisella, fino a essere sfiorato dalle ginocchia.
Passando alla presa sulle leve, mi accorgo di averle montate un po’ basse (sul segno dei 3 cm), cosicché sono costretto ad una posizione più piegata ed allungata del solito. Anche il passaggio tra presa sulle leve ed appoggio esterno sulla curva alta, è poco naturale e raccordato. Dovrò rimediare, alzando la posizione delle leve. Ciò comporterà la rimozione ed riposizionamento del nastro Lizard Skins DSP 2,5 mm (qui il test del nastro).
Dopo un po’ di chilometri, affronto una discesa leggera, giusto per provare il passaggio in presa bassa. Niente di più facile e naturale. La maggiore base dell’appoggio, dovuta all’apertura del drop flare, da un’immediata sensazione di sicurezza e controllo.
Finché non passo su una brusca serie di buche, nell’ultima discesa di giornata, ero quasi convinto che tutta questa sicurezza di conduzione fosse eccessiva, al di fuori dell’uso gravel. Mi ricredo subito. Il controllo della bici rimane saldo e senza incertezze, tra i sobbalzi delle ferite dell’asfalto. La sicurezza non è mai troppa.
La presa bassa allargata agevola anche il cambio di peso nell’affrontare le curve. La bici sente meglio la pressione trasmessa dalle braccia nell’impostazione del raggio di svolta.
C’è un unico neo che denoto: il drop è veramente corto, per cui lo spazio per il palmo della mano, in fase di frenata bassa, è ridotto. Questo fa sì che si schiaccino i nervi della mano, con una sensazione di tensione localizzata, una volta staccata la mano dalla presa ed un po’ di formicolio alle dita. Rimedio appoggiando il palmo più sull’esterno e meno dentro la curva, però bisogna fare abitudine alla posizione. Un cuscinetto in gel sotto il nastro, comunque già da 2,5 mm di spessore, potrebbe aiutare.
La presa “bio-bend” (come la chiama Ritchey), cioè il piccolo dosso sulla parte bassa al centro della sezione del manubrio parallela al terreno, in tutta sincerità non la trovo decisiva.
Prova gravel
La prova su sterrato si svolge dopo il riposizionamento delle leve. Decisamente meglio l’impugnatura nella nuova posizione 14 mm più in alto, sia da seduti che spingendo in piedi.
Il giro gravel, con terreno piuttosto impegnativo, conferma in pieno quanto già annotato sopra.
La discesa su sterrato impone di tenere saldamente il manubrio in presa bassa ed il Ritchey WCS Venturemax rende tutto molto semplice e sicuro. Il drop contenuto agevola la posiziona bassa, senza rimanere troppo piegati con la schiena, così mi concedo qualche rilancio sui dossi e qualche tirata in pianura in posizione aerodinamica.
Conclusioni
Sono molto contento di questo manubrio e dei vantaggi che offre alla pedalata in termini di sicurezza e comfort. Rispetto al manubrio di primo impianto ho anche risparmiato 90 grammi di peso.
Rimane da testare in occasione di un evento bike packing. Vi aspetto sul blog per aggiornamenti…