Anche quest’anno partecipo alla “Enjoy Stelvio National Park”: una manifestazione che promuove, su un calendario che racchiude diversi week end durante tutto il periodo estivo, la chiusura al traffico delle più importanti salite all’interno (o nelle prossime vicinanze) del Parco Nazionale dello Stelvio.
Dopo la partenza intelligente per lo Stelvio dell’anno scorso, quest’estate miglioro decisamente. Parto il venerdì pomeriggio. E’ il 22 luglio.
Un duplice sentimento di trepidazione per le pedalate che mi aspettano e malinconia per la famiglia a casa mi accompagna durante il viaggio. Nuove aspettative e ricordi passati di vacanze si sovrappongono.
Le salite in programma per il giorno successivo sono: Laghi di Cancano e Bormio 2000.
Due salite bormine minori, rispetto ai giganti Stelvio e Gavia, ma che, affrontate nello stesso giorno, fanno quasi 1.900 metri di dislivello. Un bel allenamento in vista della domenica, giornata clou della trasferta.
L’avvicinamento
Lascio il mio quartier generale di Monno alle 7 e mezza, in auto. Devo passare dalla Val Camonica alla Valtellina. Sono due i passi che si possono percorrere: Aprica o Mortirolo. Opto per la strada più veloce, attraverso Aprica e, arrivato a Tresenda, risalgo la valle del fiume Adda, cercando un punto dove intercettare il Sentiero Valtellina che mi porterà a Bormio.
Ogni tanto scende qualche goccia dal cielo. Nel pomeriggio sono attesi dei temporali nella zona di Bormio.
All’uscita da Sondalo, vedo il tracciato ciclopedonale scorrere sulla mia destra. Esco dalla statale 38 e trovo parcheggio in località Mondadizza.
Il Sentiero Valtellina
La grande scoperta di questa giornata dedicata ai Laghi di Cancano e Bormio 2000 è il Sentiero Valtellina.
Ne avevo sentito parlare, avevo visto un video, ma come sempre, l’esperienza diretta regala sensazioni che si faticano a descrivere.
Grazie all’opera meritoria delle Comunità della Valtellina che lo hanno ideato, costruito e lo mantengono, il percorso offre una prospettiva sulla Valtellina alternativa, rispetto a quella ormai più comune e frettolosa proposta dalla trafficata statale.
Non si può raccontare la natura, il giorno dopo la pioggia notturna: il profumo dell’erba tagliata, che sta asciugando al primo, incerto, sole, il gorgoglio del fiume, sporco di terra e finalmente gonfio di flutti.
Non si può raccontare l’atmosfera intima degli antichi borghi alpini, la percezione della storia, di quando la devozione religiosa era un sentimento diffuso, come le tante chiesette e cappelle lasciano intendere.
E’ un percorso lento, talvolta sinuoso, accessibile e prezioso.
Laghi di Cancano e Bormio 2000: la prima salita
Attraversato Bormio, al primo tornante dopo le Terme, procedo in direzione Valdidentro.
Oltrepassare il centro storico di Premadio è una piccola scalata che preannuncia la salita che segue.
All’incrocio con la statale 301, impossibile sbagliare strada, sia perché l’indicazione “Laghi di Cancano” si trova giusto di fronte, sia perché un bel gruppo di ciclisti, che partecipa alla “Enjoy Stelvio National Park”, si sta inerpicando lungo il rettilineo iniziale.
Alla svolta a destra, il portale gonfiabile blu e i volontari della manifestazione. L’inizio ufficiale della salita.
Seguono poco più di 2 km. in rettilineo. Due atleti in divisa della Eolo-Komet mi sorpassano ad un ritmo doppio. Ho saputo che la squadra era in ritiro (training camp, si chiama nell’ambiente) a Livigno. Probabilmente erano due pro in allenamento.
Terminato il rettilineo, comincia la lunga serie di tornanti che caratterizza l’ascesa.
La segnaletica affissa all’interno dei tornanti aiuta a scandire il ritmo, a tenere conto del dislivello rimanente.
E’ strano come 500 metri di dislivello da percorrere siano “ancora” 500 metri sul livello del mare e “solo” 500 metri in montagna.
La strada prosegue con regolarità. Non è una salita impossibile. I tornanti aiutano a rilanciare. Gioco un po’ con il cambio, per vedere come reagiscono le gambe.
Ai “meno 100” la psicologia montana assomiglia nuovamente a quella marina. Il dislivello torna ad essere un parametro oggettivo: capisci di avercela fatta. Vorrei scattare, ma l’esperienza mi dice che è meglio accontentarsi di una progressione. D’altronde, non ho il fisico dello scalatore.
Le Torri di Fraele
La salita finisce alle Torri di Fraele. Un antico sistema difensivo che domina la valle sottostante e di cui sono rimaste le rovine delle sole due torri.
Ottengo una VAM di 778 ed un tempo che è di poco inferiore al doppio di quello di Mattia Cattaneo (ciclista professionista ed ottimo scalatore). Sono nei miei valori.
Si costeggia il lago delle Scale e un lieve pendio conduce a primo lago di Cancano, dove finisce la strada asfaltata.
Purtroppo il lago è quasi vuoto, probabilmente per esigenze del gestore elettrico dell’invaso.
L’orizzonte dei monti è coperto dalle nubi, in un cielo che mantiene il suo colore grigio dal mattino.
Laghi di Cancano: la discesa
Sono indeciso se mangiare qualcosa o scendere subito. La pioggia è prevista per le 4 del pomeriggio.
Meglio anticipare. La salita di Bormio 2000 verrà chiusa al traffico motorizzato a partire dalle 14:30, ma decido di passare prima della chiusura e mangiare in cima alla seconda asperità.
Non sono il solo ad anticipare: a metà discesa comincia a piovere. Mi fermo sotto un’albero, fintanto che la pioggia non è troppo fitta. Indosso la mantellina antivento e sopra una impermeabile. E’ un’acquisto frettoloso ed urgente di alcuni anni fa. Era disponibile solo una taglia enorme, ma la acquistai perché ne avevo bisogno. Ora torna comoda: la indosso sopra la zainetto (riserva di indumenti caldi ed asciutti che ormai mi porto sempre dietro in montagna dopo l’esperienza del Col de l’Iseran , l’anno scorso), coprendolo senza sentirmi impacciato.
Il temporale si fa più intenso. Qualche goccia mi entra negli occhi. I freni reagiscono svogliatamente alla pressione delle leve, la frenata diventa più lunga.
Arrivato in fondo alla discesa, è impossibile proseguire. Altri ciclisti hanno trovato riparo sotto alcune tettoie. Mi guardo intorno: il balcone di una casa è quello che fa per me.
Pranzo a Bormio
Quando il temporale ha quasi cessato, decido, come tanti altri ciclisti, di muovermi subito. Star fermi fa venire freddo e poi, meglio trovare un riparo migliore.
Neanche il tempo di far girare i pedali e la pioggia riprende copiosa. La strada verso Bormio è un piccolo torrente. La temperatura scende a 15 gradi. Fa quasi piacere, dopo tutto il caldo sofferto in città a partire dalla primavera.
Il problema sono le auto che entrano nelle pozzanghere e spargono acqua in ogni direzione.
Mi arrendo agli eventi atmosferici. Sono costretto ad una sosta al bar a Bormio.
Fortunatamente, il tempo di un panino e la pioggia si ferma. Il cielo, però, non cambia colore.
Laghi di Cancano e Bormio 2000: la seconda salita
Come dicevo all’inizio, sono legato a Bormio, oltre che per le salite ciclistiche, soprattutto per i ricordi di una bella settimana bianca del 2011.
La “Stelvio” è secondo me la più bella pista su cui abbia mai sciato. La pista di Bode Miller con uno sci solo sul muro di San Pietro. La pista delle 7 vittorie di Dominik Paris. La pista dove nel 2018, mentre ci stavamo andando a posizionare per vedere gli atleti della velocità, mia figlia si distorse un ginocchio.
Passo davanti al portale posizionato dall’organizzazione con 10 minuti d’anticipo rispetto all’orario d’inizio previsto.
Questo mi regala un privilegio: niente traffico e nessun ciclista. Per gran parte della salita sono in fuga solitaria. Verrò raggiunto e superato quattro, cinque volte, ma il gruppo arriverà distanziato di minuti…
La strada è piuttosto ampia, ancora bagnata, e sale in maniera decisa e costante. Sparpagliata, nel susseguirsi di rettilinei (più lunghi che a Cancano) e tornanti (meno numerosi), una manciata di punti di pendenza a due cifre (come il passaggio di San Pietro). Nel complesso, la percezione è quella di una salita pedalabile, regolare, che non strozza il fiato il gola.
Ogni tanto cade qualche goccia. Aver anticipato le previsioni, non ha fatto esaurire il temporale. Mi sa proprio che non è ancora finita.
Un tornante a sinistra immette nell’ultimo rettilineo: sono già arrivato, la fatica per oggi è finita.
Bormio 2000: la discesa
Mi fermo per una breve sosta a contemplare la parte finale del muro di San Pietro, sognando la velocità che non ho mai avuto il coraggio, e neanche la capacità tecnica, di fare.
Bormio si vede bene lì sotto. Si sente il tifo degli spettatori. Anche ultimo in Coppa del Mondo di libera potrebbe andare bene. Manca poco al passaggio a tutta sotto lo striscione.
Niente da fare. Ricomincia a piovere. Abbandono i sogni sciistici e risalgo in sella. Chissà se esiste il detto “discesa bagnata, discesa fortunata”…
Non sembra nulla di preoccupante, ma appena fatto ingresso a Bormio si aprono le cateratte del cielo. E sono tre, da stamattina.
Ancora una sosta davanti ad un portone, sotto un balcone di un edificio che sembra momentaneamente disabitato.
Non appena spiove, riparto. Mi godo il Sentiero Valtellina, piuttosto veloce, essendo ora tutto in discesa.
Quando vedo schiarirsi il cielo sopra a Sondalo, mi fermo per levarmi la mantellina. Mentre tiro giù la cerniera, il quarto e, forse, ultimo temporale della giornata mi prende in pieno. Non c’è nulla dove ripararsi nelle vicinanze. Forse pedalando forte anticipo le gocce in avanti, ma evito quelle dietro…Non sono sicuro che regga la logica questa teoria, comunque la pioggia cessa presto e compare finalmente il sole.
Laghi di Cancano e Bormio 2000: rientro alla base
Salito in auto, decido di rientrare a Monno attraverso il Passo Mortirolo.
In generale, ho qualche dubbio che la ricognizione apporti degli elementi positivi ad una salita ancora non conosciuta. Quello che si scopre può essere ancora più ansiogeno di quello che si ignora.
E’ tutta una salita tra prima e seconda marcia. La strada è strettissima. Incontro un paio di auto in direzione opposta. La manovra in certi punti può essere pericolosa.
Cerco di memorizzare alcuni punti: le rampe, i tornanti, la fonte. Alle cinque e mezza la salita è quasi tutta all’ombra. Mi illudo.
La pompa del gasolio pesca a fatica nel serbatoio semi vuoto. Vedo l’indicatore dei km di percorrenza residua calare sempre più velocemente.
Mi sembra di spingerla, la macchina. Arrivo in cima a fatica. Chissà domani…