Piemont Gravel 111, ovvero: finalmente gravel!

Piemont Gravel, la bici nei vigneti di Dogliani
Attraversando i vigneti di Dogliani

Finalmente gravel! Sì, finalmente! Dal 14 gennaio i boschi di Genova, e di gran parte dell’entroterra, sono inaccessibili a tutte le attività, a causa della diffusione delle peste suina. Lo saranno fino a luglio, anche se pare che a breve possano essere introdotti alcuni allentamenti.
E i ciclisti? Bikers ed appassionati di gravel? Si arrangiano. Migrano, bici sul tetto dell’auto, in località limitrofe.
Ecco allora la scusa perfetta, per alzarmi alla cinque di mattina e partire alla volta di Alba, per andare ad esplorare le Langhe. Obiettivo: l’edizione 2022 della Piemont Gravel.

Il percorso della Piemont Gravel

I percorsi disponibili sono ben 3: 90 (chiamato 111), 200 (chiamato 222) e 300 km (333). Chiaramente gli ultimi due sono trail per gli amanti delle ultra distanze e del bike packing.
Tutti i percorsi della Piemont Gravel sono unsupported: ti viene fornita una traccia, la carichi sul tuo dispositivo e “ci vediamo all’arrivo”. Per me la sfida più grande.
Nelle ultime occasioni ho avuto qualche problema a seguire la traccia sul gps. Uno sciocco problema di vista. Da quando la vista è calata, la dimensione dello schermo del gps non è mai sufficiente.
Mi è già successo l’anno scorso, alla Martesana Van Vlaanderen, di perdere il percorso durante il ritorno. Ma lo smacco più grande quest’anno, quando, con due amici volevamo ripercorrere la traccia della Gravellata del Golfo Dianese: un disastro che ci ha costretto ad un ripiego di (s)fortuna.
Questa volta avrò la meglio sulla traccia. Concluderò senza problemi questo percorso, duro, come la compatta terra chiara di queste dolci colline dalle aspre salite.

Tecnologia e trucchetti

A dire il vero, questa volta mi ero attrezzato. Armato fino ai denti di tecnologia e trucchetti.
Traccia doppia: sul gps e sulla app di Komoot. AirPods nelle orecchie con i comandi vocali di Komoot. Non avere il cavetto delle cuffie è un apprezzabile vantaggio, in termini di praticità e sicurezza.
Cuffia sottocasco ben calzata, per non perdere gli AirPods stessi. Powerbank solare già carico, per far fronte al fabbisogno energetico dei vari apparecchi. Svariati cavi di ricarica nello zaino.
Ma soprattutto: occhiali da vista da naso, senza stanghette, nascosti sotto gli occhiali da sole.
Risultato: schermo del gps perfettamente a fuoco, cartelli stradali un po’ meno…
Pedalando nel trasferimento verso il punto della partenza ufficiale, ultimo check: tutto funziona.

Piemont Gravel: i primi 38 km.

Alla partenza siamo circa 120 atleti, divisi equamente tra le tre distanze previste. Una quindicina gli stranieri presenti.
Si esce dal centro cittadino dietro una squadra della polizia municipale.
I primi 12 km li affronto un po’ troppo forte. Da una parte sento la gamba che gira, dall’altra non voglio perdere il mio gruppetto, sempre per l’ansia della traccia.
Sulla prima salita sterrata ripida, rimango in scia di una ruota lenta. Mette il piede a terra. Invece di innervosirmi, lo scarto con facilità e questo semplice gesto mi da fiducia. Stamattina sono concentrato.
La salita che porta a Grinzane Cavour è la prima rasoiata alle gambe. La giacca antivento mi sta facendo sudare, il cuore rimbalza incontrollato. Mi fermo per spogliarmi prima dell’ultima rampa che passa a fianco al castello.
Altre salite si susseguono: carrabili con fondo in ghiaia, tratturi tra i vigneti, un bel single track nel bosco.
Qualcuno si è già fermato per un ristoro al bar a Diano d’Alba (dove il gps vorrebbe continuare a farmi girare in tondo). Proseguo.
Nei pressi di Albareto della Torre mi raggiunge un gruppo. Dal dialetto sono sicuramente local: sto con loro, conoscono il territorio. Tra di loro, infatti, anche uno degli organizzatori.
La benzina sta per finire. Sono già passate tre ore di pedalate, non ho ancora mangiato e la borraccia (errore averne portata una sola) è quasi vuota.
A Serravalle Langhe appare il Bar Lume, già sentito menzionare in qualche chiacchiera.

La goduria

In realtà, non ho voglia di entrare nel bar, perché è preso d’assalto da altri ciclisti, arrivati nel frattempo. Sono insofferente alle code. Quando sono in bici ancor di più. Pedalare mi fa tornare padrone del mio tempo. Perderlo in una coda, presentare il green pass, indossare la mascherina, mi ripiomba in una normale giornata cittadina.
Così, mangio la mia barretta, mi siedo qualche minuto, faccio un po’ di stretching e riparto. Solo.
I 10 km che seguono sono i più belli della mia Piemont Gravel.
Mentre, fino a poco prima, cercavo di stare in qualche gruppo, ora mi riapproprio del mio ritmo, della intimità della solitudine, del senso dell’esplorazione di un percorso e di un territorio a me sconosciuto.
Sparisce anche quel lieve senso d’ansia. Mi auguro solo che non sopraggiunga nessuno da dietro a rovinare il mio momento. Pedalo leggero sulla balconata tra Roddino e Bossolasco. In quei momenti, per la prima volta mi sfiora il desiderio di affrontare in futuro un trail di più giorni (il famoso Tuscany Trail oppure l’Abruzzo Trail che conduce ai piedi dell’incantato Gran Sasso d’Italia). Quelle devono essere le emozioni che si provano.
A Dogliani si torna alla civiltà.

Piemont Gravel: la fatica

Il tratto asfaltato che conduce da Dogliani a Monforte d’Alba è una dolce salita di circa 10 km che, complice la fatica, oppure, la monotonia del suo incedere, fiacca la mia resistenza. Comincio a desiderare l’arrivo e a temere le prossime salite. Quella di La Morra la conosco, il che non ridurrà il dolore ai quadricipiti, quella successiva la ignoro.
Fuori Monforte, in località Bussia San Pietro, faccio una pausa. Mi siedo sull’erba a bordo strada. Mangio un’altra barretta.
Il colore delle colline in questa stagione non è ancora quello delle Langhe da cartolina. La loro magia si intravvede appena. Le viti riposano ancora. Solo qualche pesco in fiore dona qualche isolata macchia rosa. Questo inverno asciutto ci ha risparmiato il fango delle Langhe, quello raccontato da Fenoglio, da Bocca, da Pavese e ha prolungato la secchezza del marrone autunnale.
Una divertente discesa tecnica e veloce nel bosco porta a Barolo.
La Morra mi aspetta. Stringo i denti. Salgo lentamente, ma è pur sempre una salita al 5%, non il Gavia.

L’ultima salita

Lasciata La Morra, dopo alcune indecisioni sulla direzione, appena imboccata una discesa sterrata, mi raggiunge il gruppo di lombardi che avevo agganciato e superato in salita. Faccio con loro un tratto, ne approfitto ancora una volta per riposare l’attenzione alla traccia. Il loro “cartografo” sembra esperto. Ad un bivio sbagliato, ci consultiamo. Si decide in due.
Quando vedo l’abitato di Roddi, là in alto, il pensiero di arrampicarmi ancora una volta mi da un po’ di sconforto. Anche perché, da un paio d’ore, faccio molta fatica a sganciare i pedali (il sinistro è praticamente bloccato) e ho timore di non riuscire a mettere i piedi a terra, in caso pendenza estrema. Meglio recuperare le ultime energie.
Nel frattempo è uscito il sole. Mi levo la seconda termica ed i gambali. Prendo fiato ed affronto l’ultima salita. Saranno 60/70 metri di dislivello soltanto. Non si attraversa il paese. Conoscendo meglio il percorso avrei potuto stringere i denti e non lasciar andare il mio gruppo. Le salite sono finite.
Arrivato a fondo valle, il giro lungo il canale di Verduno, che corre a fianco al fiume Tanaro, è francamente noioso ed inutile. E’ solo un allungamento del percorso, per fare avvicinare il conteggio finale ai 100 km, ma che aggiunge poco al bel percorso fatto finora.
Avrei preferito arrivare in cima a Roddi e scendere giù direttamente ad Alba.

L’arrivo

Purtroppo i chilometri finali, oltre che essere noiosi, sono stati contraddistinti da un paio di errori di tracciatura, dovuti a cantieri imprevisti che hanno alterato la viabilità. Passi per il cantiere su Via Don Castelli, che impediva di rientrare in strada dalla scorciatoia attraverso il prato, ma è difficile pensare che il rifacimento di un ponte sul canale non fosse noto all’Assessore, che ci aveva salutato la mattina, alla partenza.
L’organizzazione ha inviato messaggi whatsapp (a me non è arrivato) ed email a tutti, non appena avvisata del problema dai primi arrivati. Non essendo attività prioritaria consultare le email sul cellulare, mentre sei impegnato in una pedalata di 6/7 ore, la frittata ormai era fatta. L’organizzazione si è scusata. Scuse accettate.
Consiglio comunque di visionare la percorribilità più a ridosso dello svolgimento dell’evento.
Nulla che possa rovinare la gioia di aver completato questa bellissima cavalcata gravel nelle Langhe.
Adesso è finalmente l’ora di un meritato caffè.

Download file: PiemontGravel.gpx



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